Il «count-down» in avvicinamento
DUE ANNI di Renzi a Palazzo Chigi: di questi tempi è quasi un record. A dispetto di tutte le Cassandre e delle tante promesse non mantenute, il Matteo di Firenze è ancora lì dopo avere messo clamorosamente da parte la vecchia guardia della politica. Lascio ad altri il bilancio analitico di questi 730 giorni alla guida del Paese, mi limito solo ad osservare che, dopo aver cavalcato per mesi la Grande Speranza, una ripresa economica che avrebbe dovuto trarre fuori gli italiani dalla morta gora in cui si dibattono dal 2008, il governo, oggi, sta sbandando vistosamente. Il premier – tra uno schiaffone europeo, un default bancario, un mal di pancia della sinistra, un ritorno di fiamma di qualche cariatide della politica -, cerca di tamponare come può le tante falle che si aprono. Fino a quando? Ecco la domanda che non sembra più così azzardata, così come le Politiche anticipate sempre meno un’utopia. Anche perché soltanto nel Belpaese, dove un titolo non si nega a nessuno, può succedere che continui a restare in carica un esecutivo guidato da un presidente non eletto dal popolo. Persino l’odiato governo dei tecnici, quello di Mario Monti, aveva un premier senatore a vita: nominato in tutta fretta da Napolitano prima di farlo salire a Palazzo Chigi secondo i diktat europei. Renzi non è neppure professore, è Matteo e basta. Quanto potrà ancora dibattersi per non affogare? Lui, comunque, sta facendo l’impossibile. Un esempio? Dopo aver additato al pubblico ludibrio i parlamentari transfughi, quelli, cioè, che cambiano casacca durante la legislatura, Matteo, contraddicendosi, ha finito per imbarcarne un tot così da allargare una maggioranza sempre più in difficoltà. Adesso, dopo aver preso pure Verdini, sono rimasti solo i sorci verdi. giancarlo.mazzuca@ilgiorno.net