Domenico Maselli, pastore per l’unità
Venerdì sera 4 marzo è morto il pastore della chiesa valdese di Lucca Domenico Maselli, nato nel 1933. Pubblichamo di seguito una memoria scritta da don Mauro Lucchesi, vicario pastorale e delegato per l’Ecumenismo della diocesi di Lucca.
“Nella città Maselli è stato una figura di rilievo sia come pastore della chiesa valdese ricoperta per 35 anni che come deputato.
Sono molti anche gli studenti che hanno seguito il suo corso di storia del cristianesimo all’università di Firenze.
Importante è stata la sua presenza per tutto il movimento ecumenico italiano sia per i suoi studi che per la sua carica di presidente della federazione delle Chiese Evangeliche in Italia negli anni 2006-2009.
Va evidenziato anche il suo lavoro per l’elaborazione di una legge sulla libertà religiosa che andasse oltre il regime delle singole intese su cui ha lavorato sia quando era parlamentare che dopo il suo incarico.
Nella nostra città giunse come pastore nel 1980 e fu subito grande la stima e la collaborazione con mons. Agresti e anche con i vescovi successivi.
Nell’ambito ecumenico si è distinto per il suo stile: anzitutto la sua costante passione per l’unità; anche dopo aver lasciato l’impegno di pastore aveva conservato per sé il lavoro ecumenico della sua comunità; nei suoi incontri ha sempre mostrato rispetto nei confronti delle chiese. Per questo ogni iniziativa comune prima di essere svolta voleva che fosse condivisa e approvata non solo dalla sua chiesa (come è normale), ma voleva anche essere sicuro che lo fosse anche dal vescovo”.
Particolare simpatia aveva “per papa Francesco in cui vedeva realizzata la radicalità del vangelo.
Una passione che lo ha caratterizzato è stata l’attenzione alla forza del Vangelo in ambito sociale che diventava attenzione alla convivenza civile nella città.
Da quando non era più pastore la sua preoccupazione era l’urgenza di un nuovo pastore per la sua chiesa.
Ultimamente le sue energie erano concentrate con fatica, entusiasmo e tenacia intorno alla creazione di un nuovo Centro ecumenico che, pur promosso dalla sua chiesa voleva che fosse gestito da un gruppo composto anche di cattolici e laici e che voleva intitolato al riformatore Pietro Martire Vermigli e al vescovo Agresti; è l’eredità lasciata alle chiese e alla città, in una visione che unisca il passato al presente, Lucca e Ginevra, cattolici, valdesi e tutti i cristiani presenti nella città”.