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Burocrazia, tecnologie e inglese: quel fossato fra Stato e cittadini

Molto interessante il dibattito sollevato sul “Corriere della Sera” dal già direttore Ferruccio de Bortoli sul fossato (da riempire) che divide i cittadini e le istituzioni. Dibattito alimentato il giorno dopo da una lettera al “Corriere” del ministro delle riforme Maria Elena Boschi (una lettera a cui l’intervento di qualche aiutino ha tolto spontaneità e freschezza facendola diventare un po’ troppo sapientina).

Il fossato tra istituzioni e cittadini (che poi porta alla disaffezione verso il voto) c’è, è immenso e quasi certamente difficile da riempire. Ma penso che ancora più enorme sia il fossato che separa il cittadino comune dalla burocrazia, un fossato quasi certamente impossibile da riempire (se non intervenendo in qualche maniera) e che ogni giorno ti avvelena la vita. Molto più della politica, perché la burocrazia è una specie di mostro che devi affrontare ogni giorno.

Scrivo questo proprio nel giorno in cui, secondo gli annunci, è stato dato il via (da politica e burocrazia insieme) allo Spid, il sistema pubblico per l’identità digitale che permetterà,  attraverso una password (chissà come chissà quando) di accedere ai servizi on line della pubblica amministrazione e di società private che permetteranno l’accesso ai loro dati.

Un sistema, dicono, che semplificherà il rapporto fra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Un sistema forse molto più difficile da raccontare a parole che da attuare ma di cui però nessuno al momento sembra sapere niente. E scrivo questo proprio nel giorno in cui una mia amica ha ricevuto una nuova tessera sanitaria con un lettera di accompagnamento firmata dal governatore della Toscana Enrico Rossi.

“Cara cittadina, caro cittadino (si legge nella lettera con attacco in stile rivoluzione francese; di seguito riporto anche le maiuscole che fanno tanto fine Ottocento) con questa lettera ti inviamo la tua nuova Tessera Sanitaria (TS – CNS). La Tessera Sanitaria, una volta attivata, ti consente di accedere in sicurezza al tuo Fascicolo Sanitario Elettronico e ai servizi online della Regione Toscana e degli altri Enti della Pubblica Amministrazione, tra cui il pagamento del bollo auto, la consultazione e l’autocertificazione della posizione economica per la definizione del ticket sanitario, il ritiro del modello CUD sul sito di INPS. Inoltre con la tua nuova Tessera Sanitaria potrai in futuro ritirare, una volta che il sistema sarà attivato, una credenziale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) che ti consentirà di accedere a tutti i servizi in piena sicurezza anche con smartphone e tablet”.

La lettera prosegue poi con varie indicazioni su come attivare la nuova tessera, facendo soprattutto riferimento all’indirizzo web della regione toscana.

Internet, web, facebook, smartphone, tablet, selfie, bail-in, spending review, welfare, stepchild adoption, #instagram, twitter, chat, WhatsApp, app in tutte le declinazioni possibili e immaginabili, ticket, totem, online, exit poll, exit strategy, holding, board, talent, masterchef, masterclass, champions, show, e-mail, step, meeting, watch, time, messenger, I-tunes, e-bay, card, living, home, house, trip – advisor, check in, check out, breakfast, premier league, target, fast food, take away, cake di vari tipi, set, market, happy hour, news e sky. Mi fermo, potrei andare avanti per un vocabolario intero. E poi, Cud, Caf, Cap, Cup, Pin, Cf, Ts, Cns e via di seguito.

Ecco  da tempo, da troppi anni, viviamo sospesi in un limbo tra inglese e sigle di ogni genere a cui ora appunto si è aggiunta la Spid. Ma siamo proprio sicuri che tutti gli italiani capiscano questo linguaggio, siamo proprio sicuri che in tutte le case delle famiglie italiane ci sia un computer da interrogare o su cui lavorare o informarsi, siamo proprio sicuri che quel messaggio contenuto nella lettera della Regione toscana possa arrivare a tutti? Siamo proprio sicuri che quel tipo di linguaggio possa arrivare ad una popolazione come quella italiana che è tra le più anziane d’Europa?

Io, da semianalfabeta digitale (come mi definisco) sono sicuro di tutto il contrario. Sono sicuro che milioni di italiani non hanno ancora un computer, che milioni di italiani non vanno su Internet, che milioni di italiani usano il cellulare come se ancora andasse a gettone, cioè solo per chiamare o per rispondere, sono convinto che milioni di italiani analfabeti digitali debbano chiedere aiuto a (pochi) figli o nipoti nativi digitali per risolvere problemi di ogni genere e ogni giorno.

E allora che dite, ci sarà o no, un fossato incolmabile tra milioni di italiani e tutto l’apparato politico-burocratico-anglodigitale? Certo che sì. Qualcuno potrebbe pensare: e cosa vuole questo qui? Fermare il progresso, stoppare le nuove tecnologie, vuole bandire l’inglese dalla lingua di tutti i giorni, dalle televisioni, dai giornali e dal politichese-burocratese? Niente di tutto questo non scherziamo. Mi piacerebbe però se lo Stato Italiano (con le maiuscole) potesse mettere tutti in grado di capire. Potesse mettere tutti in grado di avere cognizioni sulle nuove tecnologie e sulla lingua inglese.

Negli anni Sessanta la leggendaria Rai di Ettore Bernabei e il maestro Alberto Manzi con “Non è mai troppo tardi” aiutarono milioni di italiani ad uscire dall’analfabetismo. Grazie alla bravura di Manzi, tanto gessetto e lavagna. Il nuovo direttore generale della Rai Alberto Campo Dall’Orto non potrebbe tentare un’operazione del genere dedicando una delle tante reti a disposizione all’insegnamento e della lingua inglese e dell’uso delle nuove tecnologie, computer o smartphone che siano? E così facendo la Rai non tornerebbe, almeno in questo caso, ad interpretare il ruolo quasi ormai scomparso di servizio pubblico?

Penso a questo mentre passo davanti all’ufficio postale di un paese dove tanti anziani in fila aspettano di riscuotere la pensione.