Gioco d’azzardo: se lo spacciatore è lo Stato…
NEL NOSTRO Paese – succede anche questo – una scommessa tra amici è perseguibile penalmente, ma risultano perfettamente legali i circa 85 miliardi di euro di fatturato annuo (pari al 10% della spesa delle famiglie italiane) ricavato da lotterie tradizionali e istantanee, videolottery, slot machines, videopoker, e scommesse, che collocano l’industria dell’azzardo al terzo posto per profitti dopo quella energetica e automobilistica. Urge intervenire. Anna S. Milano
LA DIFFUSIONE preoccupante del gioco d’azzardo, anche nel nostro Paese, è sostenuta da una potente macchina commerciale che dispone di mezzi di pubblicità estremamente persuasivi. Sarebbero circa 900mila gli italiani affetti da “gap”, gioco d’azzardo patologico. Persone malate che diventano bugiardi eccezionali: per loro non esistono più né famiglia né lavoro, né amici né affetti, l’unico ossessivo pensiero è correre alle macchinette e giocarsi fino all’ultimo soldo anche lo stipendio e la casa. L’azzardo esattamente come la droga o l’alcol, dunque. Con l’aggravante che questa volta lo spacciatore è lo Stato. Ben vengano tutte le iniziative volte a contenere il fenomeno. Perché in attesa di una ricetta condivisa da tutte le discipline è proprio la politica a dovere compiere delle scelte. Non la politica dei palazzi romani, talvolta lontani anni luce dai problemi reali, ma la politica locale, quella delle amministrazioni che toccano con mano i disagi sociali dei propri cittadini. laura.fasano@ilgiorno.net