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Se si usa l’olio per fare la democrazia

La plenaria di Strasburgo ha dato l’ok finale al pacchetto di aiuti d’urgenza alla Tunisia, che comprende anche il Regolamento che permette l’importazione di 35.000 tonnellate aggiuntive di olio d’oliva senza dazi nell’Unione europea. Per l’ennesima volta, insomma, l’Europa si dimostra matrigna perché il provvedimento sarà un’autentica batosta per il settore olivicolo italiano e per tutto il Made in Italy. Massimo Gangi, Milano

EVIDENTEMENTE per l’Europa non era sufficiente che le importazioni di olio proveniente da Tunisi nel solo anno 2015 avessero raggiunto il dato record di un aumento del 481%, ossia 90.000 tonnellate, bisognava soffocare il comparto olivicolo italiano con ulteriori 35.000 tonnellate per il 2016 ed altre 35.000 per il 2017. Il tutto senza pagare dazio, un dazio che purtroppo pagheranno invece gli agricoltori italiani. Intendiamoci, l’adozione di queste misure di emergenza rappresenta una buona notizia per la Tunisia, che sta affrontando difficoltà molto gravi. Ciò che è in gioco qui è il successo della transizione della Tunisia verso la democrazia, vitale non solo per la Tunisia ma anche per gli europei. Ma drogare il mercato con la speranza di stabilizzare il quadro politico tunisino è come pretendere di sollevare un ponte con un fiammifero. Non è la creazione di un problema a risolverne un altro: meglio un sostegno finanziario diretto piuttosto che penalizzare l’intero indotto dell’olivicoltura italiana. laura.fasano@ilgiorno.net