Euro2016, Le Mans e Baku
Qui dove mi trovo, in Francia, si sta giocando, come sapete, l’Europeo di calcio.
Ovviamente è l’argomento che domina le conversazioni, anche perché i francesi hanno un bisogno disperato di attenuare l’ossessione da terrorismo e sono pure belli incasinati con storie che riguardano il loro mercato del lavoro.
Eppure, dovreste sentire con quanto affetto i nostri cugini accennano alla 24 Ore di Le Mans. Anche chi non ama l’automobilismo, considera l’evento parte fondante di una identità nazionale forse mai, come in questo periodo, minacciata dall’interno.
E’ questo sentimento che, per stare alle cose nostre di macchine, in Italia manca.
Nemmeno sappiamo ancora con certezza se Monza sarà tale anche fra dieci anni e nel frattempo ci siamo da un pezzo giocati l’emozione di Imola.
Più in generale, è il rispetto che io nutro per Le Mans e la sua leggenda a rendermi sospettoso quando la Formula Uno si sceglie palcoscenici tipo Baku e il suo castello.
Io non ho niente contro gli azeri. E ammetto, ad esempio, che in Malesia, al di là della carenza di pubblico, il Gran Premio ha acquisito una sua, come dire, dignità storica.
Mentre lo stesso non si può dire per India-Corea-Turchia.
Le Mans, come Monza, è un pezzo di quella che considero la cultura dell’automobilismo. So che cultura, in un mondo di ignoranti con o senza web, suona come una brutta parola.
Ma da qualche parte si dovrà pur ricominciare.