L’antico leone socialista
«NON VEDO qual è la novità. Bisogna capire perché Massimo D’Alema si è mosso così». L’antico leone socialista Rino Formica – uno dei pochissimi che diceva no a Bettino Craxi – va controcorrente. E analizza il ‘romanzo dalemiano’.
D’Alema smentisce. Indignato: non ho detto di voler votare la Raggi a Roma. Non ho detto di impegnarmi per il No al referendum.
«Strano. D’Alema, come molti altri dirigenti Pd, da tempo esprime giudizi severi su Matteo Renzi, il governo, le dinamiche interne al partito, il referendum…».
Però, che cagnara…
«Anche in questo caso sono perplesso. L’articolo di Repubblica è una sorta di intervista intercettata. Un metodo scorretto. Perché non l’hanno chiesto a lui?».
È prerogativa del giornalista investigare…
«Vabbè, però il problema è capire dove vuole arrivare D’Alema. Il retroscena si configura come un fuoco di copertura alla prevedibilissima disfatta di Renzi».
Ha ragione D’Alema?
«Non sono un tifoso. Dico solo: cerchiamo di capire».
Proviamoci.
«Mi chiedo: perché D’Alema non ha avuto la forza di riconoscere che quelle parole le ha dette e che la pensa così? Vuole davvero rimettere in gioco il Pd, cambiarlo, proporlo come protagonista di una sinistra moderna oppure si tratta di un tristissimo cupio dissolvi? Non ha avuto il coraggio di dire che con Renzi assistiamo a un’accelerazione antidemocratica e a un accentramento autoritario. E poi c’è una palese insufficienza di dibattito democratico nel Pd».
Mica poco…
«Il rischio è che si chiuda la bocca alla minoranza del Pd. E se va in porto questo progetto, sono a rischio tutte le minoranze. Le parole del premier che vuol usare il lanciafiamme sono preoccupanti».
D’Alema non è l’unico che polemizza.
«Un esempio. Allora, l’altro giorno sono andato alla presentazione dell’ultimo libro del mio carissimo amico e compagno Emanuele Macaluso. Interviene Massimo Bray, già ministro della Cultura. Garbato. Corretto. Gentile. Mite. Ma capace di criticare duramente Renzi facendosi scudo con le parole scritte da Emanuele».
Altro esempio?
«Alla presentazione c’era anche il Guardasigilli Andrea Orlando. Anche lui si fa scudo del libro di Macaluso. Difende il governo, ma dimostra, dati alla mano, il pessimo stato di salute del Pd».
Ma perché il Pd non va?
«Manca il collante socialista tra la tradizione Pci e Dc. Ed è una colpa serenamente attribuibile a D’Alema».
Molti hanno saltato il fosso. Piero Fassino è renziano. Goffredo Bettini anche…
«La carne è debole. Se uno ha la schiena dritta non cambia in corsa. Se ne va».
E Dario Franceschini?
«Mah… Era diventato un renziano di ferro. Come diceva Carlo Donat-Cattin, i democristiani sanno ammazzare col silenziatore…».