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Appunti e un ciao

Siccome me ne vado un po’ in Trinacria (troppo a Sud? Vabbè, perdonatemi: la mia Patria è il mondo intero) e poi in Grecia a studiare, vi lascio, nella speranza di ritrovarvi al ritorno sempre più impegnati a spernacchiare il mio amore per il progresso dell’umanità (scherzo…), alcuni appunti di riflessioni sulle elezioni.

Mi pare evidente che la marea grillina tracima. Ma, a parte la profonda preoccupazione che, almeno in me, provoca (le buche delle città le copriranno facendo un referendum in rete o chiedendo a quel gentleman di Nigel Farage?), qui bisogna analizzare meglio l’intero quadro politico.

Lo sconfitto. Il Pd di Renzi. Comprensibile a Roma (nonostante Giachetti sia bravo e garbato, peccato per le sue idee liberal-liberiste), meno nelle altre città se si ragiona in termini amministrativi. Torino non era mal governata, stante i tempi. Il che significa che la batosta subìta è soprattutto politica. Perciò ancor più grave. La politica è passione, partecipazione, scontro. Non è amministrazione e basta. Ovvio: Renzi la smetta col comitato elettorale e veda di metter su un partito radicato sul territorio. Ridia ai cittadini circoli aperti e cerchi giovani. Se no, alle prossime politiche ne ripiglia quattro (tenete conto che il famoso 40,8% alle Europee contava meno voti del Veltroni 2008).

Color che son sospesi. A destra, Storace ha perfettamente ragione, la cose non stanno messe meglio. Paradosso dei paradossi, ha perso dove presentavano il candidato migliore: Stefano Parisi. E’ chiaro: la zavorra leghista ha pesato troppo.

A rischio. A Bologna, Merola ha mostrato più risorse del previsto. Ma, sia chiaro, se i grillini avessero presentato un candidato minimamente… sprint, erano guai. Borgonzoni non ha toccato palla, sostenuta solo dall’incessante lavoro del “ruspista” Salvini.

Lega giù. La Lega non sfonda. Tralasciamo la figuruccia di Roma (ampiamente prevedibile). Tralasciamo i toni urlati che portano poco lontano, per fortuna. Il dato vero è che questo zig zag popolano non ha attratto i ceti medi urbani, veri protagonisti del Paese. Del resto, non si sa se ridere o piangere, il capo del Carroccio è ripartito da… Cascina (nota metropoli di voto d’opinione).

Sinistra che non c’è. Se la Destra è quel che è (nulla), la sinistra vera è bloccata. Un po’ per la mediocrità dei personaggi in campo (a parte Fassina e Martelloni), un po’ perché, c’è poco da fare, la tifoseria sinistroide ora applaude le Raggi e le Appendino. Insomma, la sinistra dei grandi ideali va ricostruita azzerando partitini e siglette. Pensate che il congresso di Sinistra Italiana dovrebbe tenersi a dicembre. Roba da non crederci, se non fosse che ne va del polo di progresso dell’Italia, ridotto al lumicino (del resto quei geni di Rifondazione, il giorno prima, avevano chiamato i militanti a manifestare per il Venezuela…).

Ciò detto, auguro a tutti tanto sole e tanto azzurro e verde. In attesa di altri, sonori, pernacchioni…

Ciao, ci rileggiamo il 5 luglio