L’attacco terroristico a Istanbul ha riproposto il problema della sicurezza aeroportuale. Finalmente dopo tante esplosioni, morti e feriti, le autorità hanno capito che non basta controllare aerei e passeggeri in procinto di salire a bordo, bisogna controllare la gente prima che entri nell’aerostazione. In questo senso, anche se nessuno lo vuole ricordare, Addis Abeba docet: 500 metri prima di arrivare davanti all’aeroporto tutti i veicoli vengono fermati e controllati, valigie e passeggeri passati al metal detector.
Tel Aviv poi è considerato il più sicuro al mondo. Ma ora anche l’Egitto si è attrezzato molto bene. Ha ingaggiato la miglior società che si occupa di sicurezza nel mondo e sia al Cairo, sia a Sharm El Sheikh, non si superano le porte di ingresso senza passare il primo controllo con tanto di perquisizione personale. Poi, prima di arrivare sull’aereo, ci sono altri tre point security dove bagagli e passeggeri vengono passati al setaccio Posso assicurarvi per esperienza diretta che non passa neppure uno spillo.
Eppure nessuno si sogna di citare l’Egitto come una nazione che, duramente colpita dall’Isis (due velivoli fatti esplodere in volo nell’arco di un paio di mesi) si è rimboccata le maniche e ha preso le migliori precauzioni possibili per evitare altri attentati.
L’Egitto è un po’ la cenerentola di questa parte settentrionale dell’Africa presa di mira dal Califfato nero che colpisce barbaramente , uccide centinaia di persone innocenti e ottiene il risultato di gambizzare i governi che gli sono ostili. Infatti questi episodi di sangue azzerano il turismo. La gente, soprattutto gli europei – perchè invece americani, cinesi e giapponesi arrivano ancora a frotte – abbandona questi luoghi in cui ha anche investito economicamente e va altrove. A Sharm le case sono vuote, eppure gli italiani avevano comprato parecchi appartamenti per le loro vacanze, la metà degli albeghi è chiusa. Lo stesso vale per ristoranti e servizi vari, dal diving alle cammellate nel deserto. Una debacle economica che non fa bene all’Egitto, agli egiziani e all’Europa che fuggendo da queste spiagge la dà vinta all’Isis.
Io sono appena stata in Egitto , e prima in Giordania, e non sono nè folle, nè incosciente. A parte che sono stata benissimo e non ho avuto il minimo problema in merito alla sicurezza, non mi lascio impaurire da quatto incappucciati che minacciano l’Europa, l’Italia e il mondo promettendo di farci saltare in aria tutti. Sono anche fatalista, ma soprattutto non voglio diventare complice dell’Isis: abbandonando a se stessi l’Egitto o la Giordania o la Tunisia, lasciando che questi terroristi islamici vincano la loro battaglia. Non conquistano le terre, ci inducono con la paura a non andarci più e a lasciarle di conseguenza sotto la loro egemonia. Perchè No a Il Cairo e sì invece a Parigi o a Bruxelles dove nonostante gli attentati brutali la gente continua ad andare?. Perchè si abbandona quello splendido mare di Sharm nonostante controllato ormai a vista da centinaia di occhi del Grande Fratello che l’amministrazione della regione e dalla citta hanno dislocato ovunque?
Non lasciamo che la paura ci chiuda in casa. Siamo andati a Roma nonostante le immagini della basilica di San Pietro in preda alle fiamme messe in rete dall’Isis. Allora non abbandoniamo l’Egitto nel momento in cui ha bisogno che della presenza dei turisti.