Seb, Kimi e gli strateghi
Finalmente in Italia.
Primo autogrill in Liguria.
Un espresso, dai.
Il signore accanto mi guarda e fa: ah, ma io leggo i suoi articoli da trent’anni!
Ha un bel coraggio e una gran pazienza, rispondo io.
Poi seguo il suo blog, bravo, è molto divertente.
Grazie, dico, se poi gettasse l’occhio sotto i miei scritti lo troverebbe ancora più gradevole.
E non mi perdo una puntata di Race Anatomy su Sky, anche se devo dirle che quel suo amico, Tavelli, è decisamente più bravo di lei.
Bene, riferirò.
Ah, un’altra cosa, fa il mio cortese interlocutore.
Prego.
Scusi, io sono un gran tifoso di Vettel.
Io pure.
Ma le volevo anche spiegare che secondo me come informazione avete fatto troppo casino con questa nazionale di calcio, in fondo hanno battuto i belgi che erano una barzelletta e gli spagnoli che erano finiti da quattro anni, non crede?
No, non credo, ho replicato.
Vede, ho proseguito, non si offenda, ma è tipico del babbeo italiota sminuire il buono che pure abbiamo, quando lo abbiamo.
E’ come se io sostenessi che avendo il suo e mio Vettel a quasi metà campionato gli stessi punti di Raikkonen, che notoriamente è bollito, ecco, allora significa che Seb è un pilota in crisi.
E’ la stessa filosofia.
Invece Vettel non è in crisi e Raikkonen non è bollito (infatti hanno gli stessi punti dopo nove gare, appunto). Quindi Marchionne può anche cambiare Kimi, saranno affaracci suoi, ma non evocando il rendimento come causa.
Non funziona così. Non deve funzionare così.
Mi ha guardato stupito, ma anche un po’ ammirato.
Sa, ho aggiunto, il disfattismo è persino peggio del menefreghismo. La Ferrari perde non in ragione di chi la guida. Perde perché ha una macchina che è inferiore alla Mercedes. E non perde per le strategie a pene di segugio, perché in Austria ad esempio l’usura non c’entra una beata mazza con il guaio del tedesco, è stata o una scordolata violenta o un detrito e però anche i miei amici hanno definitivamente decretato che al Muretto Rosso ci sono una manica di imbecilli, da licenziare immediatamente.
Il che non significa che il box Ferrari non abbia commesso errori, per carità. Ma dire che non si è ancora vinto un Gran Premio per colpa degli strateghi, dai, è una presa in giro. Così come immaginare che a Maranello vogliano penalizzare Kimi con le scelte che fanno in gara: e perché, per finire dietro alla Red Bull nel mondiale costruttori?
Sa, ho concluso, con questo modo di argomentare, dalla Nazionale azzurra alla Nazionale rossa, di soddisfazioni in futuro ne avremo meno delle scarse registrate nel presente.
E’ finita che il caffè me l’ha pagato lui.