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L’Italia – Nazione: ecco la formazione di una squadra dove troppi giocano per perdere

E’ stato davvero emozionante assistere all’affettuoso calore e ai riconoscimenti rivolti all’allenatore della Nazionale di calcio Antonio Conte. Non è riuscito nell’impresa di arrivare alla finale del campionato europeo ma è riuscito in quella di far riconquistare alla squadra azzurra una simpatia e un rispetto come non si vedeva da tanti anni.

Il segreto di Conte? Lavoro, lavoro, lavoro. E una formula semplice semplice (ma difficilissima da realizzare) che ha ripetuto fino allo sfinimento dai tempi della preparazione: “In questa squadra non ci sono campionissimi. Però possiamo lo stesso fare qualcosa di buono mettendo in campo tutte le nostre energie e anche qualcosa di più, impegnandosi fino all’ultimo respiro, sacrificandosi uno per l’altro, avendo tutti lo stesso obbiettivo, insomma, facendo squadra”.

E con queste idee in testa lui e i suoi ragazzi sono riusciti a battere il fortissimo Belgio, la sempre ostica Svezia, la Spagna campione d’Europa in carica, hanno inchiodato sull’1 a 1 fino al 120’ i campioni del mondo della Germania, facendosi poi eliminare (praticamente autoeliminandosi) per vari, sciagurati rigori.

Lavorare e fare squadra, fare squadra e lavorare. Non è arrivato il trionfo, ma tanti apprezzamenti sì.

Bellissima filosofia quella di Conte e degli azzurri, che qualcuno ha sognato potesse essere applicata anche all’Italia – Nazione, quell’Italia che combatte giorno dopo giorno contro una crisi economica mondiale, che si batte giorno dopo giorno per varare riforme che possano portare il Paese in un’era un po’ più moderna.

Come sarebbe bello se anche l’Italia non calcistica si adattasse allo schema di Conte, come sarebbe bello remare tutti nella stessa direzione, come sarebbe bello raggiungere in questa maniera traguardi inimmaginabili. Quei traguardi che gli italiani sono stati capaci di raggiungere fino ad oggi solo al cospetto di immani disastri.

Sarebbe bellissimo se l’Italia – Nazione potesse adottare il Conte pensiero. Ed è per questo che mi sono divertito a buttare giù una ipotetica formazione dei personaggi più in vista delle cronache politiche dei nostri giorni.

In porta metterei Berlusconi, reduce da un lungo infortunio, autonomia ridotta, estremo difensore di un partito che rischia di prendere un sacco di gol, sempre capace però di inventarsi qualcosa. A terzino destro ecco Salvini, fisico possente, cattiveria, determinazione. Pronto a spaccare tutto e tutti (soprattutto avversari extracomunitari). Peccato che col suo atteggiamento causi spesso autogol clamorosi non avendo una minima intesa né col portiere né col resto della squadra. A sinistra, solo come terzino s’intende, vedrei Brunetta, uno che gioca sempre fuori ruolo e fuori tempo. Non passa mai il pallone in avanti, lo passa e ripassa sempre al suo portiere e aspetta da lui disposizioni spesso contraddittorie che lo mettono in imbarazzo.

A mediano destro chi se non Alfano? Davvero una vita da mediano la sua. Prima portatore di palla per Berlusconi, ora portatore di palla per Renzi, il capitano della squadra. D’altra parte Alfano non ha la statura del leader però si adatta bene al ruolo che gli viene assegnato o che si assegna.

Nel ruolo di Bonucci, difensore e ispiratore di gioco, ci potrebbe essere Verdini, capace di grandi interdizioni, di imbastire trame (non sempre limpide, per la verità) e lanciare lungo per il centravanti Renzi.

La catena di sinistra Cuperlo – Bersani è un vero disastro. Dovrebbe essere la forza della squadra ne è invece la debolezza. Dovrebbero costruire gioco e passaggi intelligenti per il loro capitano. I due invece sanno fare solo danni (“Esci dal talent”). Il più delle volte quando gli capita il pallone invece che passarlo a Renzi preferiscono buttarlo in fallo laterale tanto per perdere tempo o cederlo cortesemente agli avversari. Insomma, in tre parole, per chi giocano Cuperlo e Bersani? La mezzala Del Rio si fa in dieci per dare una mano al centravanti, ma non sempre ce la fa a servirlo al meglio. Deve riparare a troppe cose.

Il settore destro dell’attacco praticamente non esiste. Di Maio e Grillo si passano tra loro in continuazione il pallone, per loro non esiste la squadra, o segnano loro o non deve segnare nessuno. Il problema è che riescono a realizzare una volta su mille, un po’ poco per pretendere di più dai tifosi elettori.

Renzi, si è detto, è il capitano di questa squadra, è l’uomo di punta, il centravanti di sfondamento, il rottamatore, il cultore di nuovi schemi disancorati da un passato che non ha portato a niente di buono. Corre da tutte le parti, si sbatte, s’impegna allo spasimo, nonostante gli arrivino pochi palloni giocabili ogni tanto riesce anche a segnare ma tutte le volte che lo fa è un’impresa titanica, un’ impresa che richiede una fatica immane. Quando potrebbe essere invece tutto più facile. E’ riuscito a riportare la squadra alla ribalta dell’Europa, ma tutti i giorni è una lotta selvaggia.

Dunque la formazione dell’ipotetica squadra dell’Italia – Nazione è questa: Berlusconi, Salvini, Brunetta, Alfano, Verdini, Cuperlo, Di Maio, Grillo, Renzi, Del Rio, Bersani.

Già, chi sono gli altri della partita? Napolitano è l’allenatore, Mattarella l’arbitro, guardalinee magistratura ordinaria e quella contabile. Ci sono anche i raccattapalle: sono gli evasori che tutte le volte che gli arriva il pallone cercano di fregarselo (e il più delle volte ci riescono) e poi corrotti e corruttori, quelli che il pallone te lo restituiscono solo in cambio di mazzette.

Con una squadra del genere dove tantissimi giocano solo per se stessi, dove troppi fanno il tipo per perdere, è quasi impossibile giocare bene. Ed è  davvero un miracolo se qualche volta riusciamo a fare gol e a non sfigurare.