Silverstone, Prost e il modello 101
Questa storia di Hamilton e Rosberg mi sta divertendo molto.
Sono vicende del genere ad avere alimentato la leggenda dell’automobilismo, sin dall’epoca di Nuvolari e Varzi.
Poi ovviamente uno è liberissimo di pensare che Lewis e Nico non siano all’altezza di Senna e Prost. Io, per nostalgia generazionale!, respingo istintivamente l’accostamento, ma comprendo che alle baruffe tra il Nero e il Figlio d’Arte dobbiamo l’interesse per un campionato che, se in Mercedes avesse avuto un unico vincitore in otto Gp su nove, beh, sarebbe ovviamente già in archivio.
Questo per aiutarci a dare il giusto peso al terzo posto ex aequo di Seb e di Kimi, purtroppo.
Ma, sull’onda dei paragoni, sia pure incongrui, mi torna alla memoria Silverstone 1990.
Ero reduce da Italia90, il mondiale di calcio. Pià di un mese a seguire prima il Brasile di Careca, poi l’Inghilterra di Lineker, infine l’Argentina di Maradona.
La domenica della finale stavo all’Olimpico, ovviamente vinsero i tedeschi ma quello stesso giorno Alain Prost, al volante della Ferrari, conquistava in Francia la vittoria numero 100 per la Rossa.
E subito dopo c’era da andare in Inghilterra.
Se non avete mai messo piede a Silverstone, non potete capire.
La passione degli inglesi per le corse è simile a quella di noi italiani. Con la differenza che ovviamente i sudditi di Sua Maestà sono convinti di saperne di più, di capirne di più (di me, di sicuro).
Inoltre i compatrioti della Regina Elisabetta, per ragioni che qui sarebbe troppo lungo chiarire, covano un insano fastidio per la Ferrari.
Non tutti, per carità. Ma nei loro schemi mentali la casa del Cavallino, per quanto ammirata, è l’espressione di una cultura nella quale al gusto per la velocità si mischia un po’ troppo quella che loro, gli inglesi, chiamano ‘politica’.
E’ un discorso lungo e vi annoierei.
In breve, gli stiamo sulle palle.
Figuratevi allora Silverstone90.
Con Mansell, di rosso vestito, che non sopportava più Prost. Infatti a fine corsa, dopo un malinconico ritiro, il Leone annunciò un prematuro ritiro. Ci ripensò poche settimane dopo, pro Williams, è fu la sua fortuna.
Invece Alain andava come un missile e si aggiudicò la corsa. Era leader del mondiale, nonostante la ostile concorrenza di Ayrton, che guidava la McLaren Honda (era un’altra McLaren Honda, va mo là).
Quella sera scrissi un articolo che cominciava così: Prost compila il modello 101 (era quello fiscale, all’epoca) e per fortuna non sono tasse ma emozioni.
E’ passato oltre un quarto di secolo.
Non so se la Formula Uno sia in grado di regalarne ancora, di emozioni.
Ma sono sicuro che, per chi sa apprezzarla nella dimensione post moderna senza lasciarsi accecare da biechi sentimenti da ultras da curva sud, ecco, penso che per quasi tutti quelli che passano qua sotto sia ancora affascinante.