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Puo’ passare da Amatrice la rinascita dell’Italia

“Ma dopo che cosa succederà?”. Il ”dopo” è quello di quando si sono già svolti i funerali, si sono già fatti vedere presidenti e parlamentari vari, di quando si spengono le telecamere, le luci si abbassano e gli inviati ripongono i loro computer. E tutti tornano alla vita di tutti i giorni.

Chi non torna alla vita di tutti i giorni sono i sopravvissuti ad una tragedia immane, un terremoto come quello dei giorni scorsi che ha fatto centinaia di vittime e raso al suolo paesi interi, come un’alluvione, come un’esondazione.

E sono loro, i sopravvissuti che hanno perso familiari e cose, a rivolgersi quella domanda che migliaia e migliaia di persone si sono fatte dopo ogni tragedia. Perché c’è sempre il pericolo più che reale (come dimostra la cronaca di tanti di questi anni) di essere lasciati soli, di essere dimenticati, di essere abbandonati, dopo l’iniziale mobilitazione piena di buoni propositi, in balia del destino e di uno stato spesso insensibile e con l’attenzione rivolta ad altri problemi.

Penso (e spero di non sbagliarmi perché sarebbe per me insopportabile) che gli abitanti di Amatrice e tutti gli altri sopravvissuti al terremoto, possano avere qualche possibilità in più (rispetto a tanti altri disastrati del passato) di non cadere nel dimenticatoio.

Perché sono convinto che il futuro politico del premier Renzi non si misurerà con i risultati del referendum sulle modifiche costituzionali in programma a novembre (basta un sì per dare un volto nuovo all’Italia) ma si confronterà a muso duro con quello che sarà riuscito a fare per i terremotati di queste ultime ore e per tentare di mettere finalmente in sicurezza un bel pezzo d’Italia.

Il problema delle case private che avrebbero bisogno di adeguamenti antisismici è immenso e certamente di non facile soluzione.

Ma è assolutamente impensabile che possano essere rasi al suolo dalle scosse sismiche, edifici pubblici come scuole, ospedali, comuni, case dello studente (come nel caso dell’Aquila) magari costruiti o ristrutturati da poco. E’ impensabile una cosa del genere eppure avviene ed è avvenuto anche ora. Si dice sempre chi ha sbagliato pagherà, chi ha fatto male il lavoro per imperizia o per sciacallaggio sarà punito. Ma poi non succede niente, nessuno paga e le strutture pubbliche continuano a sbriciolarsi. (E meno male che, come successe in occasione dell’Aquila, almeno per ora nessuno ha goduto per i danni provocati dal sisma).

E quindi deve essere chiaro a tutti che situazioni del genere non possono e non devono mai più accadere. Arriveranno altri terremoti, perché purtroppo il nostro Paese è soggetto a questi disastri della natura, ma bisognerà fare di tutto per ridurre al massimo morti e distruzioni.

Qualcuno obietterà: ma questo vuol tirare la volata a Renzi anche in questo caso? No, non è così, sarebbe indegno e sciocco.

Voglio dire semplicemente che nella maniera in cui saranno affrontati e risolti i problemi che le terribili scosse del 24 agosto hanno posto all’ attenzione di tutto il mondo, non c’è solo il futuro politico del premier ma del “renzismo”, quell’idea nuova proposta al Paese dal giovane Matteo. E cioè che per il bene del Paese occorre abbattere gli steccati ideologici, bisogna saper gestire la politica in una maniera nuova e lontana da intrallazzi e ruberie, bisogna coinvolgere in un progetto per rinnovare l’Italia anche forze apparentemente distanti, bisogna chiedere e ottenere l’appoggio, la condivisione, il sacrificio di tutti, bisogna affrontare i problemi e non rimandarli a data da destinarsi.

L’augurio è che Renzi possa riuscire a coinvolgere in questo progetto di rinnovamento tutte le forze politiche presenti in parlamento, senza perdite di tempo e giochini politici o partitici. Che sappia coinvolgere sindacati, confederazioni e associazioni.

La rinascita (anche morale) del Paese può passare dal disastro di Amatrice e da come sarà affrontata questa ennesima tragedia italiana.