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Per ripararsi dalla pioggia non è sufficiente l’ombrello (almeno nel baseball)

Sono passati dieci giorni dalla gara-sei della finale scudetto di baseball tra UnipolSai Fortitudo Bologna e Rimini. I pareri di chi ritiene più che legittimo lo scudetto e chi invece sostiene che bisognava arrivare al nono inning non contano – esiste un regolamento, è stato applicato e la Fortitudo, che era in vantaggio nella serie scudetto e in gara-sei, ha vinto lo scudetto -, ma è necessario cambiare. Perché al di là del titolo della scorsa settimana, il baseball ha offerto ai propri sostenitori (pochi? Tanti? Andrebbero comunque aumentati con politiche ad hoc) una delle immagini peggiori. A questo punto, relativamente allo scudetto 2016, non c’è nulla da fare. Ma, per il futuro, invece, da fare ce n’è. E anche tanto.
La soluzione migliore, crediamo, è fare come nel mondo del calcio: ovvero quando una partita viene sospesa (per pioggia o per altri motivi) viene ripresa l’indomani dallo stesso punto e con il punteggio maturato fino a quel punto. Per evitare discussioni. Per evitare, magari, che un battitore, nel corso del quinto inning, non ancora completo, chieda dieci volte tempo. Nella speranza che più che il suo talento (in fondo basterebbe battere per prolungare un inning) possa contare un temporale. Per ricominciare il giorno dopo dallo zero a zero.
Per evitare che, magari, i volontari che si erano visti prima della fine del quinto inning per sistemare il campo, diminuiscano, all’inizio del sesto.
Prevenire è meglio che curare, diceva un vecchio adagio. E prevenire discussioni e polemiche è il modo migliore per offrire del baseball un’immagine se non vincente, almeno di qualità. Perché se piove, nel baseball, non basta aprire l’ombrello. Bisogna consultare i regolamenti per capire come comportarsifare. E questo espone la figura dell’arbitro (nel malcostume italico la più discussa) a ulteriori rischi. Per il bene di tutti, quindi, è meglio provvedere. Fino a quando si è in tempo.