Io e la (fu) Olimpiade romana
Ho notato che non pochi tra voi si sono dedicati all’argomento Olimpiade sì Olimpiade no. A Roma.
Sull’argomento mi sono espresso in altre sedi, ma può darsi che a qualcuno, qui, interessi conoscere la mia opinione, che naturalmente vale zero.
Allora.
Forse non tutti sanno che (Settimana Enigmistica) in carriera ho seguito quattordici (14) edizioni dei Giochi, tra edizioni estive ed invernali. Ero a Calgary e ad Albertville, a Barcellona e a Lillehammer, ad Atlanta e a Nagano, a Sydney e a Salt Lake, ad Atene e a Torino, a Pechino e a Vancouver, a Londra e a Rio.
Alcune città sono cambiate in meglio grazie agli investimenti legati all’evento. Altre sono cambiate in peggio.
Non c’è dubbio che un evento tanto grande sia lo specchio del mondo. Quindi ci sono anche le cose brutte, che nel mondo stanno. La corruzione. Gli sprechi. Il doping. Eccetera.
Ugualmente non c’è dubbio che qualunque bambino/a dedito/a all’agonismo abbia, nella innocenza dell’infanzia, il sogno di partecipare, un giorno, alla Olimpiade.
E se non ritornerete come bambini, insomma, non l’ho detto io, ma Uno decisamente più autorevole di me medesimo.
Ciò spiega una mia affermazione ‘professionale’: non c’è nulla, per chi racconta sport, bello come una Olimpiade. Al netto di brutture, strumentalizzazioni, ipocrisie.
Se non fosse così, con tutti gli scandali che ci siamo sciroppati attraverso i decenni, l’idea stessa dei Giochi sarebbe morta e sepolta.
Ora vengo al caso specifico.
Roma 2024.
Malagò e Montezemolo hanno commesso in partenza, dico all’origine della candidatura, un errore gigantesco. E imperdonabile.
Badate: risponde a verità, perché li conosco, che gli atleti nostrani siano, facciamo al 98 per cento, favorevoli all’idea di godersi una Olimpiade in casa.
E’ normale. E’ umano. E’ persino giusto, dal punto di vista dei miei amici Paltrinieri, Campriani, eccetera.
L’atleta, quando è pulito!, è sempre in buona fede.
Ma chi aveva la responsabilità di promuovere il progetto, la premiata ditta MaMo, Malagò Montezemolo, doveva, prima di partire, chiedere l’opinione dei romani.
Doveva essere il Coni a pretendere un referendum preventivo tra i cittadini dell’Urbe. All’estero, in molti paesi, si comportano così. E infatti talune candidature sono state azzerate dal dissenso popolare.
MaMO avevano paura della gente e questo è stato l’errore capitale.
Dopo di che, io non parlo di politica ma non ha un gran senso che Renzi si proclami entusiasta della candidatura e poi faccia di tutto per mandare a casa un sindaco (Marino) che era favorevole a Roma 2024. Non entro nel merito delle capacità dell’ex primo cittadino, non vivo a Roma, non sono informato. Ma se l’Olimpiade era un ‘must’, potendo Marino restare in Campidoglio fino al 2018, con voto Cio a Lima nell’ottobre 2017, ecco, o ci sei o ci fai.
Nel senso che i grillini si erano sempre legittimamente pronunciati contro la candidatura e logica voleva che, a Marino cacciato, in Campidoglio entrasse un rappresentante dei Cinque Stelle. Ostile ai Giochi.
Quest’ultima però è una riflessione appunto ‘politica’ e non mi interessa. Brutalmente parlando: fessi loro (nel caso specifico, non certo i grillini).
Per finire.
Se un romano, il mio amico Riccris che saluto come la signora Raggi, si oppone ai Giochi perché ritiene che altre siano le priorità, le urgenze e le emergenze, non ho niente da obiettare. E’ una posizione rispettabilissima.
Invece non va bene sostenere, come è stato fatto e ancora viene atto, che bisogna rinunciare perché in Italia tutti rubano, non siamo capaci di organizzare nada senza trasformare l’allestimento in una occasione d’oro per i truffatori, eccetera.
Quest’ultima motivazione (che poi sommessamente io temo sia quella vera) a me fa incazzare.
Io non sono d’accordo (e anche qui l’ho scritto spesso) con chi ritiene che l’Italia intera sia una ciofeca, una cloaca, una schifezza.
Badate che non è vero.
Io conosco un’Italia che funziona. Ci sono, anche, ospedali pubblici e scuole pubbliche che rappresentano autentiche eccellenze. Ci sono imprese private all’avanguardia.
Se ci rassegniamo all’idea di un declino irreversibile, ci trasformiamo in cinquanta milioni di Tafazzi.
Non è un futuro che mi interessa, chiunque venga scelto per governare la mia patria.
Grazie per l’attenzione e buon week end.