In Siria la guerra per procura per conquistare Raqqa
Sono arrivati a Raqqa 400 marines e saranno lì per un periodo temporaneo. Tutto ciò per suffragare la presenza di truppe già in loco per addestrare e sostenere le Forze Democratiche Siriane (SDF). I marines giunti in Siria erano già dispiegati nella regione e il loro spostamento dalle navi Usa nel Golfo Persico non aveva bisogno del consenso del presidente Donald Trump o del segretario alla Difesa James Mattis. Ma sia la Casa Bianca che il Pentagono erano informati. Pur essendo alleati nella lotta contro l’Isis sono già scoppiati degli scontri tra le SDF e i gruppi rivali di ribelli schierati dalla Turchia, che vogliono spingere i curdi fuori dalla città di Manbij. Con il sostegno di attacchi aerei della coalizione a guida Usa, l’alleanza curda si batte per isolare la città di Raqqa da mesi, bloccando una strada principale della roccaforte. La 11° Marine Expeditionary Unit è arrivata nella regione armata di obici pronti per essere posizionati per l’offensiva. L’artiglieria, probabilmente pezzi da 155 millimetri, servirà a distruggere le postazioni fortificate degli islamisti nel perimetro esterno di Raqqa, in modo da consentire alle SDF, di avanzare verso il centro. Le SDF dispongono di 30-40 mila uomini, per tre quarti guerriglieri curdi e si trovano in alcuni punti a soli 15 chilometri dal centro e a ridosso della linea fortificata. La mossa riflette le tattiche previste per l’assalto a Mosul nel vicino Iraq, dove gli Stati Uniti hanno già istituito delle basi al di fuori della città per la logistica. La battaglia potrebbe fungere da modello per un futuro assalto a Raqqa, dove 4.000 combattenti dell’Isis da anni stazionano nella città. Con la perdita di tre quarti di Mosul, Raqqa, 500 mila abitanti prima della guerra, resta l’unica grande città nelle mani del presunto Stato islamico. Nel frattempo l’amministrazione Trump sta valutando di dispiegare fino a mille soldati in Kuwait come forza di riserva nella lotta all’Isis in Siria e in Iraq. Le forze di Vladimir Putin stanno sostenendo il presidente siriano Bashar al-Assad, insieme alle truppe iraniane e al gruppo militante Hezbollah del Libano. La Turchia ha chiesto ad Assad di dimettersi dall’inizio della guerra civile. La Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l’UE chiedono una “transizione politica”. Ormai l’escalation in Siria sta conducendo ad una vera e propria “guerra per procura”.