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Milan – Rijeka 3-2: questa lezione servirà?

E adesso che non si dica che gira tutto male. Quando si affrontano le partite in questo modo i risultati, scadenti, altro non sono che la conseguenza. La lezione si Genova non è servira in primis al signor Montella che non è in grado di trasmettere alcuna grinta alla squadra. Qui non si tratta di licenziare il preparatore atletico ma prendere in motivatore.
Il gioco espresso è stato avvilente, proprio come contro la Samp. I tiri in porta quattro con ben tre gol!
Capire se i ritmi da “consumo minimo di carburante” siano stati consigliati dalla partita che verrà, domenica contro la Roma, o da uno stato di riserva non è dato saperlo. Si spera nella prima ipotesi anche se il licenziamento del preparatore, a settembre non lo si era mai visto, fa venire più di un dubbio.
4200 i croati in curva. Hanno cantato per 105 minuti, non si sono fermati neppure nell’intervallo, e sarebbe stato uno splendido esempio di passione sportiva se non fossero arrivate le notizie di danni e disordini pomeridiani.
Montella per l’occasione ha sperimentato l’ibrido. A quattro dietro in fase difensiva, Romagnoli, Bonucci, Misacchio e Abate e a tre in possesso di palla con il 20 biondo libero di scorrazzare in avanti. Lo ha fatto un paio di volte senza creare nulla di memorabile se non una palla messa in mezzo a palombella piuttosto che rasoterra indietro. Borini, suo contraltare a sinistra, è stato impalpabile. Ha sempre giocato sulla linea dell’out ricevendo pochi palloni che non ha mai trasformato in qualcosa di pericoloso. Un paio di tiri rimpallati e nulla più. Resta una discreta seconda linea, nulla più. I suoi compagni di centrocampo non hanno brillato. Locatelli ha disputato una partita attenta e ordinata. Bene in fase difensiva e sempre incontro a farsi dare la palla per costruire. Nessun colpo straordinario né giocata azzardata, si è limitato alla routine. Non ha fatto meglio Calhanoglu, sbiadito come Kessie.
André Silva ha incanalato la partita nel verso giusto sbloccandola con un’azione solitaria. Il portoghese ha ricevuto molti palloni, mai facili né utili per essere pericoloso, ma li ha quasi sempre tenuti scaricando per chi saliva o prendendo fallo. In alcune occasioni ha abbassato la testa invece che servire i compagni, lo fa anche Ronaldo ma con risultai diversi. Crescerà!
Nella pochezza della serata è stato il migliore in campo. Su un’azione causale da corner nel secondo tempo è arrivato il raddoppio di Musacchio e poco dopo, intorno al minuto 60, il Milan si è spento. Montella, dopo aver inserito Bonaventura durante l’intervallo, buona la sua prova, ha inserito Jose Mauri e poco dopo Suso. Il segnale alla squadra è stato chiaro. Tranquilli che è fatta. Così è arrivato il primo gol del Rijeka su errore di Bonucci e sfortunato rimpallo, e pareggio su rigore causato da Romagnoli in modalità disastro. L’ex Roma difende una palla innocua, se la fa soffiare e stende l’avversario in area. Minuti 90 il disastro si è compiuto.
Mancano cinque e Cutrone fa il miracolo. Il giovane attaccante, sino a quel momento evanescente, ha arpionato un ottimo passaggio di Borini segnando il gol della vittoria.
L’esultanza dei tifosi, ancora sotto shock per il pareggio, è stato pari a un gol nel derby, quella dei giocatori in campo altrettanto.
In una serata tutt’altro che positiva, dove la nota positiva è stata il risultato, si può sperare che lo spavento faccia l’effetto di un elettroshock e la partita serva veramente di lezione. Serve un cambio di marcia per atteggiamento in campo e volontà. Conte disse: “magari la perdiamo ma loro per vincere devono sputare sangue”. Agli 11 in campo stasera l’impressione è che il sangue farebbe impressione. Conte è un grande motivatore, Montella no. Ancelotti neppure!