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Ferrari, tutta la verità di Marmorini

Buon Ferragosto a tutti.

Sono diventato amico di Luca Marmorini quando ancora lavorava alla Toyota.

Nell’estate del 2006 vincemmo insieme il premio ‘Fair Play’: con noi c’erano Edwin Moses e Stefka Kostadinova (se non sapete chi sono costoro, peggio per voi).

L’ingegner Marmorini, capo dell’area motori Ferrari, ha lasciato l’azienda di Maranello a fine luglio. La cosa si era saputa in precedenza e ne avevo anticipato qui la notizia, a inizio estate.

Marmorini finora non ha mai espresso la sua opinione su quanto accaduto nel cuore della Rossa.

Lo fa adesso per la prima volta.

Per questo ameno luogo detto Clog.

Gliene sono grato.

‘Per cominciare lasciami dire che non parlo per la mia persona. Io con la Ferrari ho chiuso e sai come, quindi non c’entro più niente. Nemmeno mi spinge l’amore per la polemica inutile: purtroppo a Maranello c’è gente che si diverte ad addossare responsabilità a chi dovrebbe tacere, insomma scrivi che apro bocca in risposta, anche, ad una serie di provocazioni…’

‘In breve. E’ stata fatta passare l’idea che tutti i guai della F 14 T sono colpa della power unit. Come se in una azienda con la storia della Ferrari avessimo disimparato a fare i motori! Voglio dire, accetto qualunque accusa, ma non venitemi a dire che a Maranello ci sta gente che non conosce il mestiere, il turbo, gli ibridi, eccetera…’

‘Io non mi chiamo fuori da niente. Però, vediamo di ristabilire la verità. Insieme ai miei collaboratori ho confezionato una power unit con certe dimensioni, cioè più piccola della versione Mercedes e anche della versione Renault, perchè questo ci è stato chiesto dal responsabile del progetto della vettura, il signor Tombazis…’

‘Ci dissero: vogliamo una PU molto compatta, con radiatori piccoli, perchè compenseremo la minore potenza con soluzioni aerodinamiche che ci garantiranno un vantaggio sulle monoposto spinte dal Mercedes e sulle monoposto spinte dal Renault. E’ andata esattamente così: solo che, quando ci siamo confrontati con la concorrenza, i cavalli in meno ovviamente c’erano, ma la compensazione da aerodinamica non esisteva assolutamente!’

‘E’ andata così e mi sarebbe piaciuto spiegarlo a Marco Mattiacci, quando è stato messo al posto di Domenicali. Ma con Mattiacci in tre mesi ho scambiato quattro parole, ci siamo visti due volte, la prima per i saluti, la seconda quando lui mi ha sottoposto la lettera che sanciva il mio addio alla azienda’.

”Guarda, io non voglio accusare nessuno. Davvero. Segnalo però che la Ferrari ha preso una strada che prevede di affidare il reparto corse a persone inesperte, le quali persone inesperte si avvalgono di consiglieri che finora nulla hanno dimostrato e che però godono di una fiducia incondizionata’.

‘Chi sono i consiglieri di cui sopra? Pat Fry e James Allison’.

‘La Ferrari rischia di danneggiare anche lo zoccolo duro sul quale in passato ha costruito tanti successi. Non parlo per me, io ormai sono out. Ma mi dispiace per i tecnici che conosco e che sono ancora lì, ottime persone che si stanno demoralizzando’.

‘Nei miei confronti è stata usata tanta superficialità nell’esprimere giudizi negativi. Ma io rimango sereno, la mia sorte è stata decisa a tavolino ma quando penso a chi era quel tavolino neanche mi dispiace, se non per la Ferrari in quanto tale. Binotto il mio successore? Gli voglio bene, gli auguro solo di non mettere gli interessi di carriera davanti a tutto’.

‘Il mio futuro? Non è vero che ho già firmato per la Renault. Anzi, nel presente a me una Formula Uno nella quale un motorista in pratica non può lavorare sulla sua creatura, causa regolamenti che impongono il congelamento, piace pochissimo. Però sono sincero, le corse da Gran Premio hanno un loro fascino, magari tra un mese io cambio idea e ai box ci torno…’