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La rabbia jihadista e la perversa politica occidentale

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Dall’Afghanistan al Sudan (1992-1996), alla Somalia (1993), alla Bosnia (1992-1996), alla Cecenia (1996-2006), alle guerre in Iraq fino alla Siria, la lunga serie dei transiti del jihad verso l’impresa globale ci portano a riconsiderare il ruolo del mondo occidentale. L’uscita di scena sovietica dall’Afghanistan nel 1989 lasciò il terreno ad una crisi civile che portò al potere il regime dei Taliban i quali nel 2001 intraprenderanno una guerra contro la coalizione guidata dagli americani. Una guerra culminata con il ritiro delle truppe occidentali dall’Afghanistan, un po’ come quando gli inglesi vennero cacciati nell’800. Allo scoppio della guerra in Bosnia nel 1992 i mujaheddin arabo-afghani si trasferirono a migliaia nei Balcani utilizzando il ponte aereo americano su Tuzla da cui poi si trasferirono nella Bosnia Centrale. Combatterono soprattutto contro i serbi, ma anche contro i croati , distinguendosi per il fanatismo guerriero e per le efferatezze commesse contro i prigionieri militari e civili. Alla loro guida c’era Abu Abdel Aziz Barbaros. Le direttrici strategiche principali erano allora i Balcani e il Caucaso: jihad per la Bosnia musulmana contro serbi e croati, jihad per la Cecenia musulmana contro i russi. Dopo la cattura di Bin Laden e il risultato disastroso della guerra afghana il mondo occidentale sotto la leadership americana cambiò rotta. Era arrivata l’ora di colpire il nord-Africa. Nel 2011 ci fu la cacciata violenta di Gheddafi culminata con la sua morte. Eppure oggi la Libia è in mano agli jihadisti e dove di recente dall’aeroporto di Tripoli sono spariti ben 10 aerei. Nell’estate 2013 in Egitto ci fu l’appoggio occidentale al colpo di Stato del generale Al Sisi che ha rovesciato il governo, eletto con legittime elezioni, dei Fratelli musulmani. Oggi il Sinai è un’altra culla dello jihadismo così come lo è l’Algeria dove nel 1981 altri generali, sempre con l’appoggio occidentale, misero in galera e massacrarono gli esponenti del Fronte islamico di salvezza vincitore delle prime elezioni libere. Infine in Tunisia dopo la cacciata di Ben Alì c’è una zona off limits nella zona nord al confine con l’Algeria. Si tratta del Monte Chaambi, dove operano gruppi terroristici jihadisti che accoglierebbero elementi algerini e tunisini.