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Parcheggiatori abusivi e piccole illegalità, perché fare finta di niente?

C’è un parcheggio, in zona Beccaria,  praticamente gestito da un ragazzo africano. Bravissimo, dolcissimo,  conosce ormai tutti perché è lì da anni, ma come mai nessuno dice niente, come mai quel parcheggio è in uno stato di abbandono totale? Al mercato di Sant’Ambrogio, invece, i posteggiatori abusivi, dopo essere stati allontanati, sono allegramente tornati. E loro – secondo le voci di popolo – dolci non sono davvero. Etnia diversa, paiono slavi. Insistono, pretendono, incalzano parecchio. Più di una giovane ragazza racconta che di sera ha un sentimento di paura. Dicono di avere la sensazione che se non danno l’obolo richiesto rischiano di trovare danni alle auto. Anche i negozianti della piazza lo dicono. Infine Careggi, terzo esempio. Lì i parcheggiatori abusivi sono tanti e tutti africani. Nessuno lamenta senso di pericolo o di paura ma tutti si chiedono perché, oltre a pagare il biglietto regolare, devono sentirsi chiedere altri soldi. Ecco, tre piccoli siparietti per arrivare a una semplice domanda: perché le autorità lasciano che queste piccole illegalità persistano? Perché chiudono un occhio? Continuo a sostenere che questa forma di tolleranza sia dannosa e controproducente per tutti. E’ un segnale di richiamo per chi lucra sull’illegalità, per chi sfrutta gli immigrati più disperati, per i furbi, per gli evasori, e dà in generale il messaggio che per costruirsi la propria vita, in questa comunità, non si parte da regole chiare certe e uguali per tutti ma dall’arte di arrangiarsi. Meglio prendere i bravissimi ragazzi africani e magari anche quelli di sant’Ambrogio, insegnare loro a fondare una cooperativa, e farli lavorare regolarmente. Bisogna stare attenti, perché a scatenare la guerra fra poveri (vedi le periferie romane) ci vuole molto poco.