“Gli onesti non stanno con Renzi”: ora Landini (Fiom) non può che dare le dimissioni
“Gli onesti non stanno con Renzi”. Le parole pronunciate da Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, durante una manifestazione a Napoli, sono state dirompenti. Poi Landini, forse dopo essersi calmato un po’ perché lui è sempre un po’ sopra le righe, ha detto che non intendeva dire quello che ha detto e ha farfugliato qualche scusa. Ma il danno ormai era fatto. E le reazioni sia da parte del Pd che da parte di Confindustria non si sono fatte attendere.
Beghe politico-sindacali, dirà qualcuno, destinate a passare presto. Ma non è così. Perché di certo quelle parole hanno offeso milioni di persone oneste che in questo momento stanno appoggiando il tentativo di rinnovamento della politica italiana che sta portando avanti il premier Matteo Renzi.
Ed essendo io (l’ho ribadito più volte) un sostenitore di quel tentativo di chiudere col passato e guardare ad un futuro nuovo per l’Italia, mi sono sentito anch’io, nel mio piccolo, sdegnato dalle parole del segretario Fiom.
Sdegnato, non offeso. Sdegnato. Perché certo un cittadino che si reputa onesto, non si può sentire offeso da uno che non ha ancora capito di essere fuori tempo, che non ha ancora capito che il mondo del lavoro è cambiato e che quindi dovrebbero cambiare anche le forme di confronto con gli imprenditori e che dovrebbero cambiare anche gli schemi mentali di certi sindacalisti.
Uno che dà l’impressione di non aver capito tutto questo, uno che non ha capito che il muro di Berlino è stato abbattuto nel 1989, che di comunismo non si parla più neppure nella grande madre Russia, uno che non ha capito niente dei mercati globali, può quindi avere la presunzione di dividere il mondo in onesti e disonesti? E quelli che vengono additati come disonesti da un simile personaggio possono sentirsi offesi?
Però quelle parole sono state dette e restano agli atti di tutte le registrazioni televisive. Restano e fanno male. Perché non sono state dette da un qualsiasi cliente di un qualsiasi Bar Sport allocato in qualche parte d’Italia, non sono state dette da qualche sindacalista in una riunioncina di condominio o di Casa del popolo: sono state dette dal massimo rappresentante dei metalmeccanici italiani. E non sono state dette nel salotto di qualche simpatizzante, sono state dette alla televisione nel corso di un importante corteo di protesta.
Ecco perché il signor Landini, professione sindacalista in cerca di audience, uno che una comparsata tv non la nega a nessuno, uno che pensa di essere il depositario della verità, uno che pensa di essere solo lui in grado di risolvere tutti i problemi di lavoro in questo Paese (ma cosa ha fatto negli anni passati?) dovrebbe chiedere solennemente scusa ai milioni di italiani che si sono sentiti offesi dalle sue parole e soprattutto dovrebbe presentare le dimissioni al direttivo della Fiom.
Uno nella sua posizione le sciocchezze non se può permettere, uno come lui, alla guida di migliaia di metalmeccanici, non può anche se incautamente far passare il messaggio che tutti quelli che stanno con la Fiom sono onesti e tutti gli altri sono dei disonesti. Eh no, non se lo può permettere, il ruolo non glielo permette.
Troppa rabbia, troppe marce, troppa fatica, troppe interviste, troppa tv, troppe invettive, troppe parole spesso in libertà: ecco perché Maurizio Landini dovrebbe passare la mano per il bene del sindacato che guida. Anche perché prima o poi troverà senz’altro all’interno della Fiom qualcun altro più onesto, più duro e più puro di lui.