La partita della libertà
QUESTO BLOG cerca da sempre di tenere gli occhi aperti su quello che succede intorno al campo di volley, non soltanto all’interno. Stavolta è proprio da una palestra che arriva una notizia bruttissima, quella della strage di civili durante una partita di pallavolo in Afghanistan, dove un kamikaze si è fatto esplodere nel corso di un incontro organizzato dalla polizia locale, nel distretto di Yahyakhail. Al momento i morti sono cinquanta, ma il bilancio potrà solo peggiorare. La notizia la trovate qui.
E’ indubbiamente bella invece la notizia della liberazione di Ghoncheh Ghawami, l’attivista anglo-iraniana finita in carcere in Iran per aver voluto assistere alla partita tra Iran e Italia, sfidando il divieto imposto alle donne, che non possono assistere agli spettacoli sportivi a Teheran. Per Ghoncheh si stavano battendo anche le squadre maschili e femminili dei nostri campionati. Il sito della Bbc ne annuncia la liberazione su cauzione.
E’ CHIARO che la pallavolo è un pretesto, eppure sono convinto che non sia un pretesto qualsiasi. Perché nei campi e sugli spalti è un’altra la sfida che si sta giocando: è quella culturale per la libertà di pensiero in zone nelle quali si ha paura anche di lasciare tifare liberamente le donne per una squadra sportiva. Non è la prima volta che lo sport viene sfruttato come palcoscenico: dagli attentati alle Olimpiadi in poi, tutti gli eventi di portata planetaria sono dei potenziali teatri per le recite dei terroristi. Però non credo che sia un caso, che in questa battaglia sia coinvolta la pallavolo. Perché è lo sport forse meno sessista di tutti, tra quelli di squadra più famosi al mondo. Perché è il più semplice da giocare anche per le donne, e perché non avendo il contatto fisico, tutta la parte agonistica della disfida si gioca nella testa di ognuno. Non solo in campo, evidentemente.
Non è il giorno giusto per scrivere una cosa del genere, forse, perché oggi ci sono troppi morti da contare. Ma se attraverso la pallavolo sarà possibile ottenere anche per le donne il rispetto di diritti elementari in quelle aree geografiche e culturali, sarà forse la vittoria più bella nella storia di questo sport.
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