Riapre il cinema Colonna, inchiniamoci a chi ancora investe in cultura
Ho letto che riapre il Cinema Colonna nel lungarno Vespucci e io che abito in via Gian Paolo Orsini sono molto contenta. Speriamo che non duri lo spazio di un mattino come è successo le altre volte, speriamo che le persone del quartiere invece di stare in casa a guardarsi la televisione si ritrovino al cinema come un tempo, e speriamo che i nostri figli sfruttino questa occasione per occupare (in senso buono) un luogo finalmente diverso dalle sale giochi che anche nel nostro quartiere stanno proliferando. Grazie per lo spazio che date alle lettere…
Paola L.
Ho scelto questa lettera perchè per una volta ci permette di sognare. Dietro alla riapertura di uno degli storici cinema di Firenze c’è infatti la storia di un uomo, dei suoi ricordi d’infanzia, della sua voglia di vivere e di scommettere, c’è la trama di un film che non siamo più abituati a vedere. L’uomo si chiama Alessandro Baccani ed è un imprenditore fiorentino che, prima di emigrare a Prato per aprire la sua attività, viveva nei pressi del Cinema Colonna. E’ lì che da bambino vide il suo primo film, Ben Hur, ed è a quell’evento che deve l’amore per quella magia che si crea in una sala buia di fronte allo scorrere delle immagini. E’ tornato nel suo quartiere fiorentino e ha visto che il bandone del Colonna era sempre chiuso. E così ha deciso di investire una parte dei guadagni raccolti in questi anni per riaprire il sogno. Proprio oggi ci sarà l’inaugurazione e noi non possiamo che augurargli fortuna. Non solo perchè i tempi sono quelli che sono e la scommessa è grande, ma anche perchè dimostrerebbe che la passione è sempre un buon capitale su cui investire. E’ un po’ il messaggio che molti guru dell’economia danno ai giovani oggi: non vi fate schiacciare dalla cappa della crisi, non confrontatevi con il vecchio e ormai cadente mondo, ma trovate dentro di voi il talento e puntate su quello. Per passione si inventa, si rischia, si contagia, si crea mille volte di più che per una fredda carriera studiata a tavolino. E speriamo che la città capisca quanto dobbiamo essere grati a chi – nonostante tutto – investe ancora sulla cultura.