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I segreti di Montecitorio/3. Volti e tipi umani che, se non fanno notizia, la creano…

Prosegue, su questo blog, il viaggio nei ‘segreti’ di Montecitorio. Nella scorsa puntata abbiamo parlato di ‘luoghi’, questa volta ci concentriamo sulle ‘facce’ e i ‘tipi’. Sempre con la consueta avvertenza: si tratta di notazioni e suggestioni soggettive, figlie uniche dell’occhio del cronista.

Monica Macchioni, la portavoce factotum. Look estroso e ‘carico’, capelli una volta rossi è una volta biondi, cinque o sei (contati, incredibile ma vero) cellulari alla mano, nessuno sa esattamente per quanti esponenti politici la Macchioni faccia da portavoce. Nella sua carriera, e’ passata dal Marco Rizzo (Pdci) al democristiano Lorenzo Cesa (Udc), dalle giovani valchirie forziste in servizio permanente effettivo (Comi, Ravetto, Santanche’, Carfagna) ai vecchi lupi di mare della politica come Fabrizio Cicchitto (l’altro ieri socialista, ieri forzista pidellino, oggi NCD), il solo sempre fisso. Ma la Macchioni ‘gestisce’ anche personaggi extra politici come Il critico d’arte Vittorio Sgarbi è il presidente della Lazio, Claudio Lotito, spaziando dall’arte alla politica, curando presentazioni di libri e inaugurazioni di mostre o gallerie d’arte. Factotum della cittadella della politica, Macchioni e’ amata e rispettata dai giornalista, ma non temuta, a causa del suo carattere sempre conciliante. Sei un politico non di prima fascia e vuoi andare nei talk-show? Entra nella ‘scuderia Macchioni’.

Elisa Simoni, la deputata fumatrice (di Toscano). Bella, elegante, Fiorentina e alla prima legislatura, Elisa Simoni vanta una parentela, non strettissima, con il premier Matteo Renzi, di cui e’ la cugina. Tosta e preparata, e’ anche la sola che, nell’en plein air della galleria fumatori di Montecitorio, sfodera l’immancabile sigaro Toscano, che fuma con tanto di raffinato bocchino. Combattiva, in particolare sui temi del lavoro, e’ un piacere chiacchierare con lei mentre fuma.

Giacomo Portas, o del ‘che fai, mi citi?’. Singolare leader della piccola formazione dei Moderati, alleata con il centrosinistra in Piemonte come sul piano nazionale, Portas viene dalla Sardegna, ma ha il suo centro di attivita’ a Torino, dove gestisce una florida azienda di call center (“i miei dipendenti hanno tutti contratti a tempo indeterminato, scrivilo, eh?”) e da dove e’ partito per scalare la politica nazionale. Eletto deputato con Bersani, ora occhieggia verso Renzi, ma vive una sindrome: la scarsa considerazione della stampa per il suo lavoro. Ecco il perche’ della domanda, insistente e ripetuta, che rivolge a tutti i cronisti che gli capitano a tiro: “che fai, mi citi?”. Il guaio è’ che, spesso, la richiesta di non corrisponde a una effettiva notizia. Portas abbozza, poi ci riprova.

Pino Pisicchio, una manna per i giornalisti. Gentiluomo barese di altri tempi, raffinato e gentile, Pino Pisicchio ha attraversato, come una salamandra, tutti gli schieramenti e le aree politiche. Democristiano, poi nella Margherita, poi nell’Api, poi nell’Idv, infine in Centro democratico, da cui e’ riuscito a scindersi come un neutrino da un neutrone, ma conservando la carica di capogruppo del Misto, Pisicchio predilige i piccoli partiti, ma oggi, almeno politicamente, e’ rimasto da solo. I suoi rapporti, pero’, e i suoi modi cortesi, ne fanno una vera manna per ogni cronista politico. Quando c’e’ un vertice di maggioranza,, una conferenza dei capigruppo o un qualsiasi evento cui Pisicchio partecipa, le notizie, per i giornalisti, sono assicurate quanto documentate. In cambio, Pisicchio chiede solo una, sia pur piccola citazione. Forse un modo per sopravvivere a se stesso.

Maurizio Bianconi o della furia vendicatrice. Toscanaccio irruento e irato, Bianconi era il tesoriere del PdL, ed e’ stato molto vicino a Denis Verdini. Oggi e’ un leone semplice, in rotta con Berlusconi e la sua idea di una Forza Italia 2.0 fatta solo di volti giovani, freschi e belli, ma e’ pure ‘oltre’ Fitto. La sua polemica con i vertici del partito e’ ad alzo zero ne’ Bianconi risparmia epiteti e battute al vetriolo, spesso conditi da toscanismi ai limiti della contumelia. Vibranti e polemici i suoi interventi in aula, non manca occasione per azzuffarsi con qualche esponente del Pd o M5S, oltre che i suoi.

Pippo Civati, o della facile esternazione. Quando un cronista e’ in difficolta’, nell’ottenere dichiarazioni ‘esplosive’, sul fronte Pd, non c’e’ che un rimedio: rivolgersi a Pippo Civati. Pierino dell’opposizione interna per antonomasia, Civati garantisce sempre un titolo o un intervista il cui leit motiv e’ sempre lo stesso, ma sempre utile: “il Pd si spacca, Civati pronto a votare no”. Su cosa non importa, tanto – si tratti del Jobs Act, della Finanziaria o dell’Italicum – Civati e’ sempre all’opposizione, rispetto alle scelte del suo partito, un vero bastian contrario. Il problema sorge solo quando si tratta di individuare i ‘civatiani’, e cioe’ gli scarsi seguaci della sua corrente nel Pd. Poco male, lo stesso Civati ammette candidamente: “voto contro solo io, i civatiani non esistono”.