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Ryder Cup: io sto con Chimenti

Meno di 7 giorni fa all’Italian Golf Show di Parma il presidente della Federgolf, e di Coni Servizi, Franco Chimenti si è esibito in un vero proprio show che è culminato con una strepitosa telefonata a sorpresa al presidente del CONI Giovanni Malagò. Tema dell’intervento la possibilità per l’Italia di ospitare la Ryder Cup nel 2022.
Nonostante possa suonare strano per il popolo dei non golfisti la massima competizione per gli atleti delle palline con le fossette, è il terzo evento più seguito al mondo dopo Olimpiadi e Mondiali di Calcio. I fatturati sono da capogiro ma l’impegno economico, rispetto a Olimpiadi e Mondiali, è di gran lunga inferiore poiché non è necessario rimodernare tanti stadi o creare strutte adeguate che verranno successivamente poco utilizzate.

Con la Ryder Cup si tratta di prepararsi ad accogliere circa 300mila spettatori in sei giorni in un campo da golf. Questo significa in primis avere una struttura adeguata per 50mila spettatori al giorno e con essa le relative strutture ricettive che possano garantire il soggiorno. Per questo Chimenti ha scelto il Golf Marco Simone e la città di Roma che ha anche un appeal unico.

Come spesso succede in Italia, e ammetto di averlo fatto io per primo, a un annuncio così clamoroso spesso si risponde interrogandosi sugli investimenti necessari, il reperimento dei fondi e la credibilità di un Paese che non brilla certo per puntualità e programmazione. Poi però, guardando da spettatore scettico, le scelte fatte dagli uffici di via Tiziano, mi hanno fatto ricredere sino a convincermi che si possa fare. IMG, KPMG, WePlan e ADN Kronos sono alcuni dei consulenti scelti dalla Federgolf. Per di più in esclusiva.
I competitor per l’assegnazione sono eccellenti: Austria, Spagna, Turchia, Germania e Portogallo con la Danimarca che si è ritirata. Nel suo intervento Chimenti ha ammesso di temere in particolari modo la Germania e la Spagna. Entrambe avevano già pronto il progetto per aver concorso all’assegnazione dell’edizione 2018 (data alla Francia) e così il Presidente è riuscito ad ottenere uno spostamento del termine della presentazione della candidatura a fine aprile. La Germania, certamente rivale più insidioso, può contare sul supporto di BMW. Noi però abbiamo Roma, città unica al mondo, che supera di gran lunga l’affascinante Berlino. A mio avviso non bisogna sottovalutare neppure l’Austria mentre le altre, Turchia in testa che può contare su ingenti fondi, hanno problemi differenti che le pongono un gradino indietro.
L’investimento necessario, abbassatosi notevolmente per aver individuato un campo adeguato (una commissione lo visiterà dal 25 al 27 marzo), potrà essere coperto dallo Stato ma anche dagli sponsor. Il ritorno è oltre 300 milioni di euro con un beneficio che andrà a spalmarsi negli anni successivi.
Chiaramente l’assegnazione eleverebbe il golf del Belpaese con un ritorno evidente sotto il profilo turistico, come hanno confermato Stefani Frigeri (presidente del comitato Emilia Romagna), Carlo Borghi (presidente comitato Lombardia) e Maurizio de Vito Piscicelli (consulente di turismo per la FIG).

Oltre a questo è però importante ci sia parallelamente uno sviluppo del golf praticato in Italia. Il calo degli ultimi anni, specie se paragonato a quello delle altre federazioni, non è preoccupante però, con 91 mila tesserati, è necessario un cambio di tendenza. È auspicabile che anche l’Italia, avvii un progetto analogo a quello che sta percorrendo la Francia. I nostri cugini d’Oltralpe hanno pianificato, grazie alla Ryder Cup del 2018, la creazione di 100 piccoli percorsi da golf. Si tratta di campi pratica con qualche buca, sino a 9, che hanno bassi costi di gestione e richiedono pochi investimenti per lo start up. La federazione francese, in accordo con il governo, ha creato un pool di esperti per l’individuazione di aree che possono dare un ritorno. In questo modo un privato con la volontà d’investire nel golf può rivolgersi alla federazione che studia, in base ai vari bacini d’utenza, il ritorno che l’investimento può dare. C’è anche la possibilità di avere un petit cours chiavi in mano con tanto di assistente alla fase iniziale. Gli investitori possono essere privati o pubblici. Ad esempio è successo che tre comuni volessero fare una piscina per ampliare la propria offerta sportiva. Dopo un’analisi dei costi e benefici hanno optato per un campo da golf. Sui 100 percorsi auspicati da realizzare entro il 2018, ad oggi ne sono stati completati ben 60 e le previsioni sono di oltre 300mila nuovi golfisti. Basterebbe copiare. Vero Presidente che ci ha già pensato?