In quell’audio la Violenza senza un perché
Un’altra donna massacrata di botte. Ha registrato le violenze che subiva, ma non ha mai avuto il coraggio di portarle ai carabinieri. Questa donna ci ha lasciato un testamento che non possiamo ignorare. Non era fragile. Era fortissima per sopportare tutto questo. Ha avuto troppa fiducia nella sua forza di poter sopportare. La sua storia insegni alle donne a denunciare gli uomini violenti, prima che sia troppo tardi. Isa, ilgiorno.it
QUELLA REGISTRAZIONE che il fratello di Marinella ha consegnato ai carabinieri, purtroppo quando ormai era troppo tardi, è un’istantanea nitida della Violenza, quella cieca, senza argini e senza un perché. Uno, due, tre, dieci, 20, 40, 80. Novantaquattro colpi in meno di quaranta minuti. Lui il marito-padrone che grida, picchia, sbatte, spacca tutto. E alla fine la uccide. Ci chiediamo sempre, di fronte a una storia così, in quale punto preciso si cominci a morire. In paese tutti sapevano, ma lei difendeva sempre il marito. Diceva che i lividi se li era fatti cadendo, che a graffiarla era stato il cane. Invece la sua era stata una vita d’inferno, botte e minacce erano una realtà quotidiana. L’aveva picchiata, quel marito brutale, anche alla vigilia del matrimonio e lei non si è mai ribellata. Perché in molti, troppi casi, le violenze domestiche non vengono neanche denunciate. Si va avanti e il tempo passa, nell’illusione che sia stato solo un episodio. O forse due. O tre. Del resto, «una giornata storta capita a tutti no?»
laura.fasano@ilgiorno.net