Una Forza nel caos
ALL’ATTACCO: «Martedì (domani, ndr) voteremo contro le riforme», scandisce Silvio Berlusconi. Ma non basta. Nervi sempre tesi in Forza Italia. Anche perché rimane il rebus dei rebus. Che cosa farà Denis Verdini, ex pontiere col governo? Voterà con Renzi e la maggioranza? E Raffaele Fitto? Tutti elementi che mettono di pessimo umore il Cavaliere. Domani per lui sarà una giornata davvero campale. Si attende, infatti, il verdetto in Cassazione sul processo Ruby. Verdetto che rischia di indebolire di nuovo un Berlusconi deciso a rientrare in politica da protagonista. Sono tre gli scenari giudiziari che si aprono per il Cavaliere: la conferma dell’assoluzione in appello; l’annullamento con rinvio per i reati di concussione e prostituzione minorile; la conferma dell’assoluzione per un reato e la richiesta di un nuovo processo per l’altra accusa.
Prime scintille della giornata a Bari, presentazione del candidato Francesco Schittulli per la poltrona di governatore pugliese. Prima del collegamento telefonico con Berlusconi è tutto un rotear di teste e di sguardi. La sala vacilla. Si cerca Fitto. Che non arriva. E che, più che altro, non c’è nella «sua» Puglia. Eppure Fitto aveva annunciato da tempo la sua assenza perché impegnato in una (affollatissima) manifestazione a Palermo. Il punto, però, non è questo. L’irritazione è forte perché ‘il ricostruttore’ ha programmato, per domenica prossima, una manifestazione pro-Schittulli tutta organizzata da lui.
L’INTERVENTO di Berlusconi si basa su quattro capisaldi: il no alle riforme renziane; l’appello all’unità nel centrodestra; una stilettata all’altro Matteo, il leghista Salvini («ogni cedimento all’attivismo politico individualista condannerebbe tutti i moderati all’irrilevanza»); una polemica serrata contro il premier: «Oggi c’è un governo presieduto dal segretario di un partito mai eletto dagli italiani». In verità – e al netto di uno smentito summit tra il leader di FI e il premier –, ci sarebbe anche spazio per il ‘tradimento’: «Con Renzi avevamo sperato di costruire una nuova Repubblica. Ma abbiamo imparato a nostre spese che per la sinistra, il partito viene prima del Paese». Insomma, un «Pd arrogante». Lo scontro a distanza con Fitto si celebra a Palermo. Cinema Fiamma strapieno. Il ricostruttore non cede: «Berlusconi ha due opzioni: chiudersi in un bunker con alcuni collaboratori o ascoltarci e fare regole che ci portino a candidati eletti e non nominati». Poi l’avvertimento: «Vogliamo dare un contributo e se la risposta è il commissariamento ci dovremo difendere». Specie perché il pressing sui suoi è caratterizzato da «epurazioni e ripetute telefonate ai nostri dirigenti». Tra i fittiani il sospetto regna sovrano. Maurizio Bianconi puntualizza, a proposito del rinnovellato anti-renzismo del Cavaliere: «Sono come San Tommaso. Se non vedo, non credo».
A PROPOSITO di credere, sotterraneo ma intenso il gossip su Verdini. E se un deputato vicino ad Antonio Martino afferma che «Denis mai e poi mai se ne andrà», altri, anche sul fronte democratico, sono più possibilisti. «Non per domani – afferma un ex dalemiano – quanto per il voto sull’Italicum. Ecco, in questo caso Berlusconi deve stare attento…». Non va dimenticato che, non più di venti giorni fa ci fu una riunione dei ‘dissidenti’. Portavano con loro fogli e pennarelli colorati. Dovevano disegnare un logo per la nuova formazione ‘Orizzonte 2018’. Pennarelli ora ritappati. Ma sempre pronti a esser tirati fuori dai cassetti…