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Monumento alla Shoah in stazione treni Bologna

Mercoledì 27 gennaio 2016, in occasione della Giornata della Memoria, è stato inaugurato il Memoriale alla Shoah di Bologna, nella nuova piazza Ponte Matteotti.

Un progetto a tempo di record, realizzato in un anno esatto. Sorto nella nuova piazza tra via Carracci e il ponte di via Matteotti, in uno degli accessi alla stazione dell’ Alta velocità. Il memoriale è nato durante il giorno della memoria di un anno fa, grazie all’impegno della comunità ebraica a cui si sono affiancati istituzioni e privati. E sempre la comunità ebraica sta pensando alla creazione di una fondazione in cui riunire istituzioni, enti, associazioni e privati sul tema della memoria.

E’ frutto del Concorso internazionale promosso a gennaio 2015 dalla Comunità Ebraica di Bologna con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il supporto del Comune di Bologna, l’Ordine degli Architetti di Bologna, Ferrovie dello Stato e la collaborazione con numerose altre istituzioni. Fra le 284 proposte progettuali arrivate da tutto il mondo, esposte al pubblico a settembre-ottobre 2015 con la mostra Tzachor-Ricordain Salaborsa, la Giuria internazionale presieduta da Peter Eisenman, autore del Memoriale dell’Olocausto a Berlino, scelse come vincitore quello presentato da Onorato di Manno, Andrea Tanci, Gianluca Sist, Lorenzo Catena, Chiara Cucina. Il cantiere per la realizzazione del progetto è durato circa due mesi (dicembre 2015-gennaio 2016). Due blocchi di acciaio alti 10 metri si fronteggiano convergendo l’uno verso l’altro fino a delimitare una fessura larga appena da far passare un persona. Ai lati, orbite vuote sovrastano il percorso ripetendosi in maniera ossessiva in tutte le direzioni. Rappresentano le celle dei deportati; il vuoto lasciato da chi le occupava. Ma esiste un’altra faccia del Memoriale: una facciata liscia , dove il perimetro delle celle si indovina solo attraverso lievi sporgenze, pensato espressamente per riflettere suoni, luci e immagini. Il monumento è pensato come un magnete: che vuole attirare le persone, farle riflettere, discutere, pensare su quanto è accaduto nella storia: sulla Shoah e sui nomi che lo sterminio ha assunto nelle diverse lingue e culture cha ha cercato di estinguere. Le cavità cubiche che si ripetono convergono sul visitatore trasmettendo il malessere che raffigurano. Anche la scelta del materiale, l’acciaio cor-ten che si corrode all’aria aperta suggerisce l‘oppressione di ciò che rappresenta. Nei blocchi, però, la profondità spaziale assume il ruolo del tempo: sulla faccia interna ciò che è avvenuto, sulla faccia esterna, l’oggi.

Ma non solo. L’intuizione, suggerita dal Comune, di erigerlo alla stazione ferroviaria di Bologna dove si consumò l’attentato del 2 agosto 1980 – è la sintesi della sua natura: il ricordo.

Il passaggio dentro uno spazio angosciante spinge le persone a riflettere. Un popolo che non ha memoria, rischia di rivivere le tragedie e le pagine peggiori della sua storia. Il memoriale della shoah di Bologna è costato 250.000 euro, di cui 120.000 messi a disposizione dalla Regione e 30.000 euro donati dalla Federazione ebraica di Las Vegas.

Bisogna capire se monumenti del genere servono veramente a catalizzare l’attenzione su ciò che di tragico è avvenuto nella storia, o si riducono ad essere semplicemente un puro esercizio di stile. Ogni visitatore si ritroverà davanti un monumento che lo porterà verso una o l’altra sensazione. Di certo monumenti alla memoria come quello vicino della strage di Bologna del 1980 o il museo della memoria di Ustica, creano una reazione forte ed immediata nel visitatore senza possibilità di discernimento.

 

 

 

 

 

Fonte: http://edarchibo.com/2016/02/10/architettura-e-memoria-il-memoriale-della-shoah-di-bologna/