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I troppi pericoli che si nascondono sulle nostre tavole

È in corso in questi giorni un grande dibattito circa la ri-autorizzazione del glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo ed attualmente il prodotto più venduto in Italia. L’autorizzazione è scaduta il 31 dicembre, ma è stata prorogata a giugno 2016 e sembra che tutti gli Stati membri, escluso la Svezia, si apprestano a ri-autorizzarlo per altri 15 anni. Ancora una volta la Ue confermerà di avere più a cuore gli interessi delle lobbies che la salute dei suoi cittadini. Maria L. Milano

IL GLIFOSATO, l’erbicida brevettato dalla Monsanto, e spacciato ormai in ogni negozio di agraria sotto diversi nomi continua a impensierire. Si trova nella verdura e anche nel pane. Viene usato ormai ovunque, pure nelle aiuole per cercare di estirpare le erbacce. Per lo Iarc il glifosato è «probabilmente cancerogeno». Invece, secondo l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (l’Efsa, con sede a Parma) «è probabilmente non cancerogeno». Quindi probabilmente non morirete (forse). O forse sì. Intanto, comunque, il glifosato ve lo mangiate lo stesso, perché lo hanno trovato nel cavolfiore, nelle lenticchie, nei porri, nei fichi, nei pompelmi, nelle patate. In Lombardia, l’unica regione italiana ad avere fatto un monitoraggio, i livelli di glifosato superano le soglie una volta su tre. Ma c’è anche un paradosso da svelare: l’erbicida in Italia non viene neppure cercato dalle autorità preposte al controllo. Eppure applicare il principio di precauzione dovrebbe essere la prima norma quando c’è in gioco la salute pubblica. laura.fasano@ilgiorno.net