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Belinelli, un testimonial d’oro per i canestri

C’è la Nazionale a Bologna. C’è perché nel fine settimana, dopo sedici anni di attesa, l’Italia tornerà a giocare al PalaDozza. Un quadrangolare con Cina, Canada e Filippine. Il modo migliore per prepararsi per il preolimpico perché dal 4 luglio, a Torino, l’Italia cercherà il pass per i Giochi. Per riassaporare il gusto olimpico dodici anni dopo l’impresa di Charly Recalcati e dei suoi straordinari ragazzi (Basile, Pozzecco, Galanda e compagnia bella). Per Bologna è l’occasione giusta per ritrovare – nei giorni in cui la Fortitudo sta lottando per ritrovare la serie A – un clima d’alta quota. Per chi ama questo sport la possibilità di rivedere vecchi amici, che a Bologna hanno fatto la storia, da Ettore Messina a Luca Dalmonte, da Giordano Consolini a Peppe Poeta.
A Bologna, poi, è di casa, per certi versi, Danilo Gallinari. Perché l’asso dei Nuggets è nato nel 1988, nel periodo in cui papà Vittorio aveva scelto Bologna e la Virtus per restare al top. Ma a Bologna, soprattutto, è di casa Marco Belinelli. Uno che vive negli States per otto mesi all’anno ma anche uno che non sa resistere al richiamo di Bologna e della sua San Giovanni in Persiceto. Marco, tra l’altro, resterà per sempre nella storia della pallacanestro italiana. Prima di lui nessuno italiano aveva mai vinto il trofeo nel tiro da tre punti in occasione dell’All Star Game, prima di lui, soprattutto, nessuno italiano aveva disputato e vinto una finale Nba.
Ma al di là dei titoli e dei successi conquistati, Marco fa la differenza per la passione che riesce a mettere in ogni cosa che fa. Per la passione che lo spinge ancora a correre dietro un pallone, con lo stesso entusiasmo con cui, tanti anni fa, si era avvicinato al mondo dei canestri. Non è cambiato, Marco. Dategli un pallone, un canestro e ne farete l’uomo più felice del mondo. E quello che vale ancora di più è che Marco non nasconde mai questo suo entusiasmo. Al contrario, lo manifesta con qualsiasi persona, dagli amici ai famigliari, dai tifosi agli appassionati, dai tecnici agli stessi giornalisti. Conquista Marco con questa sua passione genuina. Meglio sfruttare e valorizzare questo aspetto, una volta di più, perché la pallacanestro italiana ha tanto bisogno di risultati – come sarebbe la qualificazione ai Giochi di Rio de Janeiro – quanto di atleti che sappiano conquistare, con il loro entusiasmo, nuovi adepti. Perché la pallacanestro italiana ha tanto bisogno di tornare ai livelli di un tempo.