Terremoto, la commozione dei soccorritori: “Gli anziani ci baciano, ci chiamano angeli”
Reggio Emilia, 26 agosto 2016 – DAVANTI agli occhi un’emozione che non si può raccontare. Un dolore sbriciolato assieme alle case, accartocciate come buste di carta. Paesi che non esistono più. E la consapevolezza che quel muovere le mani, con sapienza, trattenga in sé tutto il senso della vita, della dignità. Quella che è rimasta, più forte delle scosse.
Sono nove i vigili del fuoco reggiani che da giorni stanno scavando in mezzo alle macerie del centro Italia dilaniato dal sisma delle scorse ore.
«Ci chiamano angeli, gli anziani si commuovono nel vederci arrivare, ci abbracciano, ci baciano, siamo la loro speranza. Ma, sul serio, noi non ci sentiamo eroi, siamo qui soltanto a fare il nostro mestiere. Anche se cerchiamo di farlo nel migliore dei modi, aggiungendo alla professionalità anche calore e sorrisi, il minimo nei confronti di queste persone, che hanno perso tutto».
Marco Guidelli, 48 anni, vigile coordinatore dell’unità operativa partita dalla nostra città, scandisce ogni parola, mentre prende fiato in una pausa dei soccorsi.
«Mercoledì è stata la giornata più drammatica. abbiamo lavorato sulle macerie di Pescara del Tronto, uno dei paesini più devastati. Tutto il giorno abbiamo recuperato vittime, una trentina. Soltanto noi di Reggio due cadaveri. Abbiamo finito alle 20 e venivamo da una notte intera di servizio». Ma non importa. «È ciò che dobbiamo fare. Abbiamo lavorato tutto il giorno in mezzo a ciò che restava di intere comunità, scavando con le mani, badili, piccozze. È stato impressionante operare in questo paese che è distrutto, tutto fatto di sassi, crollato in un effetto domino».
Poi, ieri mattina, di nuovo in campo alle prime luci. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo ad Arquata del Tronto e stiamo aiutando la popolazione a recuperare i propri beni, li accompagniamo in casa in sicurezza, a prendere tutto ciò che serve per poter vivere decorosamente. Loro ci ringraziano, dicono che siamo degli angeli. Ma non lo siamo, davvero, siamo persone normali, che fanno questo mestiere».
Marco Guidelli, Luigi Cangiano, Fausto Comastri, Riccardo Santi, Guido Rosselli, Andrea Cavallari, Dario Iacovissi, Gianfranco Pirina, Luca Gambarelli. Eccoli i nove vigili del fuoco reggiani.
«Le persone che incontriamo vivono un dramma notevole e noi ne siamo consapevoli. Non ci si abitua mai, nonostante tutto quello che vedi, tutto ciò che ti capita. Ma è il nostro lavoro e lo facciamo con dedizione, con passione. E ci danno forza i messaggi di supporto di amici, conoscenti».
Si arrampicano in mezzo alle rovine di ciò che fino a poche ore fa erano piazze, palazzine, alberghi. Mentre la terra non smette di tremare, di gridare, di ricordarci quanto siamo piccoli, impotenti. «Ogni scossa è come rigirare il dito nella piaga».
Poi, però, ci sono anche le piccole gioie. Piccoli angoli di felicità. «Personalmente mi ha riempito di orgoglio infinito vedere la disponibilità delle persone che arrivano con le macchine piene di aiuti. Vivo queste dimostrazioni con un’emozione molto forte, pensando al menefreghismo che c’è in genere».
La pausa è quasi terminata. «Rimarremo qui ancora per un giorno, poi verrà dato il cambio. L’emergenza primaria è ancora cercare le persone. Qui ad Arquata c’è una persona di sicuro sotto le macerie e dobbiamo trovarla». Poi, si tornerà a casa.