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Semplificazioni nucleari

Nel libro di Daniele, il profeta utilizza l’espressione “abominio della desolazione” per indicare la devastazione di un’ala del tempio di Gerusalemme. L’espressione viene ripresa da Gesù nelle visioni e nelle sue parole riportate da Matteo e Marco. Il riferimento a Daniele da parte di Gesù prefigura la distruzione della Città Santa ad opera dei Romani. “L’abominio della desolazione” e “Apocalisse” hanno suggestionato il linguaggio nel pre-89 quando la minaccia nucleare sembrava non lontana. “L’abominio della desolazione” riassume efficacemente quanto si è reso manifesto attraverso le esplosioni nucleari dell’agosto del 1945, scelte militarmente dagli Stati Uniti contro il Giappone per costringerlo alla resa. Sono le uniche avvenute nell’ambito di un conflitto e, nel tempo, sono state poste sotto l’espressione univoca de ‘L’Atomica’. Perché due esplosioni sono diventate una? Di Hiroshima si sa, di Nagasaki di meno, come se fosse qualcosa di minore e di assorbito nella prima delle due esplosioni. Sono state rese note solo pochi giorni fa alcune immagini di quel che restava di Nagasaki dopo la bomba. Le aveva scattate il fotografo militare giapponese Yosuke Yamahata, ma furono sequestrate pochi mesi dopo dalle truppe di occupazione statunitense su ordine dei generali Eisenhower e MacArthur. La sensazione è che si sia operata una semplificazione mediatica di fronte all’orrore e all’annichilimento causato dalle bombe. L’abominio della desolazione è anche il frutto delle semplificazioni, un po’ come le tabelline utilizzate, tra gli altri, da un intellettuale come Michael Novak per giustificare l’uso delle due bombe nel ’45, con questa glossa: “… Le armi atomiche si sono rivelate il deterrente più efficace nella storia. Non sono mai state più usate e in tutti questi anni sicuramente hanno evitato lo scoppio di altre guerre terribili. Molti pensano che l’atomica sia l’espressione del diavolo, ma se guardiamo alla concretezza degli ultimi settant’anni vediamo che non è così”. Mah…