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Vettel, Arrivabene, il dito e la luna

Premessa.

Ho visto l’intervista televisiva di Maurizio Arrivabene.

I miei amici di Sky sono stati molto bravi a porre le domande giuste.

E’ normale che la vostra attenzione si sia concentrata sulle parole dedicate a Seb Vettel.

C’è una situazione di fatto che sta sotto gli occhi di tutti.

Io non sono l’interprete ufficiale del pensiero di nessuno, ci mancherebbe.

So in compenso che Iron Mauri ha un carattere diversissimo da quello di Todt e Domenicali, i suoi predecessori..

Può piacere o non piacere il suo approccio alle cose Rosse. Di sicuro è sempre stato quello, l’approccio.

Quando le cose andavano bene e quando le cose vanno male.

E si sa. Se vinci sei simpatico a prescindere. Se perdi sei un coglione a prescindere.

Todt dal 1993 al 1999 venne spesso trattato alla stregua di un babbeo stile ispettore Clouseau.

Domenicali ha perso tre mondiali per un totale di punti otto (8) ed è stato considerato un mite coglionaccio. Era un pezzo importante nella squadra che di titoli ne conquistò quattordici (14), ma a chi fregava qualcosa?

Funziona così.

This is Italy. E non solo in Formula Uno.

Ma non eluderò la sostanza del problema.

Francamente credo che per la Ferrari il prolungamento del contratto di Seb oltre il 2017 non sia la priorità.

Proprio perché sono convinto, come scrivo noiosamente da sempre!, che non siano i piloti il problema. Piloti al plurale, oh yes.

Aggiungo che a mio sommesso parere Vettel è un campione e mi auguro rimanga per tanti anni a Maranello, proprio perché ne apprezzo il talento. Poi sbaglia anche lui, non è il Messia, nemmeno pretende di esserlo.

Fosse ancora in Italia tra cinque anni, vorrebbe dire che il suo-mio-nostro grande sogno si è realizzato.

Al tempo stesso, reputandomi un minimo intelligente, mi chiedo la cosa più banale.

Cioè: ma se (orribile ipotesi, lo ammetto) nel 2017 la Rossa scivolasse ancora più indietro, se diventasse la quarta forza del campionato, ecco, siamo-siete certi che Seb vorrebbe restare ferrarista? In che film?

Mi permetto di dubitarne e preciso che non mi scandalizzerei affatto se maturasse decisioni diverse.

Dicono: ah, ma Schumacher allora?

Schumacher stava in una Ferrari che dal 1996 in poi ogni anno in pista aumentò sempre il numero dei Gran Premi vinti, fino alla apoteosi del 2000. Era un Fenomeno, fece anche lui qualche errore ma era un Fenomeno inserito in un contesto che sempre migliorava. Fino al 2005 (e fu un’altra storia) una stagione da zero trionfi non gli capitò mai.

In breve e una volta per tutte.

La competitività futura della Ferrari non sta nelle mani e nei piedi di chi la guida, perché se dipendesse da Seb e da Kimi già oggi la Ferrari lotterebbe con la Mercedes.

Nelle rare occasioni in cui hanno avuto la possibilità di competere al top, hanno mostrato di cosa sono capaci.

Insistere sulle dinamiche contrattuali dei piloti (prima Kimi, adesso Vettel con un anno e più di anticipo sulla scadenza!) significa guardare il dito invece della luna.

Essendo Neil Armstrong l’eroe della mia infanzia, io continuerò a tenere d’occhio la luna.

Ps. Spazio sotto per chi volesse raccontare la pole di Suzuka