Le pagelle della politica
GIORGIO NAPOLITANO
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Tutto, il presidente della Repubblica, avrebbe potuto obiettare ai grillini. Tranne che 200mila voti (l’8,7% di quelli validi) non abbiano fatto boom.
ELSA FORNERO
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In media ogni giorno una donna lavora 1 ora e 3 minuti più di un uomo. La maestrina titolare del Welfare mette in riga il maschio italico: «Faccia di più in famiglia». Brava, bis, reagisce istintivamente la donna italica. Che però poi ci pensa su e si chiede: quindi? Cosa farà la politica per favorire vere pari opportunità sul lavoro? Nulla, «bisogna tagliare la spesa» si rammarica Fornero. Molto meno brava.
GUIDO CROSETTO
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Massì, faccia così. Devolva pure parte del suo stipendio alla «colletta» immaginaria per liquidare Nicole Minetti dalla politica e, dice lui, togliere al Pdl questo «imbarazzo». Poi, però, l’onorevole moralizzatore ci spieghi anche come mai, ai tempi dell’ave Silvio premier, nessuno nel partito — nemmeno lui — sollevò obiezioni contro l’improvvisa candidatura (in lista blindata) della consigliera regionale della Lombardia, affatto pentita di aver primeggiato solo nella politica del Bunga Bunga.
FRANCESCO BARBATO
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«Da domani in quest’Aula sarete 629: io mi autosospendo da deputato. Non avrò né la diaria dell’Aula, né quella della Commissione». Garantisti o meno, difficile non approvare il comportamento dell’onorevole dipietrista, che fa un passo indietro in quanto indagato. Se si fosse dimesso si sarebbe guadagnato un bell’8, così la sufficienza basta e avanza.
PAOLO PUTTI
7
Mentre Beppe Grillo inneggia a «Parma nuova Stalingrado d’Italia» tirando la volata per il ballottaggio al ‘suo’ Federico Pizzarotti, ci sono anche grillini che sbagliano (cedendo alle lusinghe della tv) e che il guru è costretto a riprendere. Ma il terzo classificato nella corsa a sindaco di Genova va a Ballarò e se ne infischia dei diktat, confermando così che molti candidati a 5 stelle sono autonomi dal lìder maximo.