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La democrazia? A milioni di italiani piace pret à porter

I più noti (e anche i più aggressivi) sono senz’altro i NoTav e i NoVax, che proprio ieri dopo che è stata approvata la legge sui vaccini, hanno aggredito tre parlamentari del Pd.

Ma dietro a queste due siglette per niente innocue, c’è una miriade di gente  (individui singoli o riuniti in comitati o organizzazioni) che hanno sempre da dire di no a qualcosa. No alle tasse, no agli immigrati, no al numero chiuso nelle facoltà, no alle cinture di sicurezza, no al divieto di usare il cellulare mentre si guida, no agli autovelox, no al casco in scooter perché soprattutto d’estate fa caldo, no ai sensi unici, no ai divieti di sosta, no ai limiti di velocità, no al limite dei decibel soprattutto di notte, no agli scontrini fiscali, no agli arresti, no alle manette (perché qualcuno ridotto in quello stato potrebbe suscitare forti emozioni), no all’ergastolo, no ai divieti contro il fumo, no ai controllori sui treni o sugli autobus, no al divieto di circolare con le biciclette contromano, no all’uso diffuso di pagamenti con bancomat o carte.

Si potrebbe andare avanti all’infinito. Sì perché a milioni di italiani la democrazia piace pret à porter, ognuno vuol farsi la propria regola su misura, ognuno vuol farsi la legge che più gli aggrada. Uno si sveglia la mattina e decide: quale legge, quale regola, quale obbligo non indosso stamani? E si avvia così verso una delle tante normalissime giornate della vita.

Perché tutto questo? Perché la gente, spesso presuntuosa e arrogante, non ha più fiducia in quello che decide lo Stato. (“E io dovrei stare a sentire quello che dice quel cretino di ….”? Dietro quella legge, dietro quella regola c’è senz’altro del marcio: che va, pensano e dicono, dalle case farmaceutiche alle fabbriche di treni, dai costruttori di tunnel ai baroni dell’università, dai venditori di cartelli stradali all’interesse dei comuni a far cassa e via dicendo).

E così ognuno (in milioni) tira a fare come gli pare. Il problema più grave? Che da parte sua lo Stato non riesce quasi mai a far rispettare le regole che mette in campo. A cominciare dal pagamento delle tasse che vengono evase in un centinaio di miliardi all’anno. Basterebbe recuperare una buona parte di quelle per rendere l’Italia un Paese prospero.