L’elegante visione di Gong fra Italia, Europa ed Oriente
UNA VISIONE di giada, modaiola in apparenza, di gusto, sperimentazione e stile nella sostanza. La cucina orientale a Milano diventa attitudine cosmopolita grazie anche a famiglie di imprenditori italo cinesi che hanno portato tradizione, contaminazione, alta ristorazione. Come Claudio, Marco e Giulia Liu, che hanno inventato Iyo, il primo ristorante non italiano stellato, Ba Asian Mood e Gong. Che affascina molti, a ragione. Siamo stati da Giulia Liu al Gong di Corso Concordia a Milano, aperto da due anni ma in continua evoluzione creativa. Non amo la cucina fusion, mi sono dovuto ricredere. Giulia, studi di arte e design, ha pensato a un locale e a una cucina contemporanea, affiancando Guglielmo Paolucci allo storico chef Keisuke Koga, in un gioco di armonici contrasti, colori, consistenze, tecniche diverse, spume, sifoni, cotture a bassa temperatura, marinature, sferificazioni. Dove la grande tradizione cinese incontra il Mediterraneo e la Francia (con la mediazione culturale giapponese).
PENSAVOdi testare una cucina di livello alla moda e ho inciampato in un progetto in progress molto intrigante. Giulia Liu detta lo stile fra sala e cucina, mix perfetto fra Italia, ha studiato a Milano, e Cina. Keisuke Koga ha lavorato in Giappone, a Budapest e Bodrum, conosce la cucina italiana e francese. Guglielmo Paolucci è passato dal Gambero Rosso ad Antonio Guida al Pellicano, Michelino Gioia, Damiano Nigro, Fabio Baldassarre, con incursioni nella cucina francese e spagnola. Il risultato è equilibrato, spiazzante, elegante. Con il contributo della sala, Roberto Riccardo Tornabene (sommelier) e Massimo Francescato (maître), una cantina di 400 etichette e la degustazione al bicchiere. Dopo gli anni confusi della fusion e del sushi ignorante, di finti giapponesi e cinesi senza ambizioni, la scena milanese diventa creativamente cosmopolita e sono annunciate nuove interessanti aperture. Perù, Brasile, Argentina, Equador, India e tutte o quasi le altre identità gastronomiche del mondo. L’unica cosa che mancava, rispetto ad altre capitali del food, nell’alta ristorazione milanese. Perché se a Londra c’è tutto, da adesso in poi a Milano potrai trovare il meglio di tutto, che è la cifra del nostro stile.