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Münster, molto di nuovo sul fronte occidentale

MUNSTER – Il cammino di pace e di dialogo “è attuale e necessario: conflitti, violenza diffusa, terrorismo e guerre minacciano oggi milioni di persone, calpestano la sacralità della vita umana e rendono tutti più fragili e vulnerabili”. Nel suo messaggio ai leader religiosi invitati dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con le Diocesi di Münster e Osnabrück, per l’incontro internazionale “Strade di pace” dal 10 al 12 settembre, Papa Francesco chiede di non rassegnarsi, vincere l’indifferenza e di raccogliere l’invito “ad aprire e costruire nuove strade di pace”. Ci sono interi popoli “immersi nella notte della violenza, senza la speranza di un’alba di pace”. Ci si può chiedere: cosa fare di fronte a tanto male che dilaga e imperversa? Se lo stare insieme è già una risposta, le religioni devono essere “pronte a piegarsi sui feriti della vita e sugli oppressi della storia, vigili nel contrastare l’indifferenza”. Non rassegnarsi all’idea che l’essere umano sia scartato e che gli vengano anteposti il potere e il guadagno. Il messaggio è stato letto in Germania, nel cuore dell’Europa, nell’anno in cui il continente celebra i sessant’anni dei trattati fondativi dell’Unione, siglati a Roma nel 1957, come dire che la pace “è al cuore della costruzione europea, dopo le rovine provocate da due disastrose guerre mondiali e dalla terribile tragedia della Shoah”. A Munster e Osnabruck si cercano strade di pace, si cerca qualcosa di “nuovo sul fronte occidentale”, per riprendere il titolo di un’opera di Erich Maria Remarque, nativo di questi luoghi, che raccontò la crudeltà inutile della guerra e la deriva che l’abbracciò con insostenibile leggerezza; cercare qualcosa di nuovo guardando al mondo intero, percorso dalla recrudescenza del terrorismo (gli attentati in Catalogna e in Burkina Faso), ferito dalle guerre in corso in Siria e in Iraq, preoccupato di fronte al pericoloso utilizzo della minaccia atomica, fragilizzato dai conflitti cosiddetti “a bassa intensità” in Africa ma anche in America Latina, e più in generale bisognoso della costruzione di un modello di sviluppo che non sia quello attuale generatore di scarti; un modello che non ferma le “fabbriche della morte tecnologicamente e scientificamente avanzate”, secondo Ahmed Al-Tayeb, Grande Imam di Al-Azhar, il più importante centro teologico per l’Islam sunnita, che ha denunciato l’interesse a garantire la produzione continua degli armamenti, la loro vendita, la ricerca di aree che facilitino il sorgere di lotte religiose o settarie fino a giungere ad un sanguinoso conflitto armato. Al-Tayyeb, protagonista dello storico incontro con Papa Francesco in Egitto lo scorso 28 aprile, sottolinea la tragica situazione dei Rohingya musulmani in Birmania e “l’incapacità della comunità internazionale di salvarli dalla tragedia per cui stanno soffrendo e che ci trasmettono le televisioni”. A Munster è presente il rappresentante dei Rohingya Al-Haj U Aye Lwin. Il mondo si riunisce in un certo senso a Munster e Osnabruck, distanti tra loro circa 50 km e simboli della contraddizione che caratterizza la storia umana: ambedue furono completamente distrutte dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, entrambe risollevate dalla grande capacità ricostruttiva di cui possono essere capaci i popoli. Ma queste due città ricordano come anche in Europa si è ucciso in nome di Dio e al tempo stesso che qui si svolsero le trattative che consentirono la pace di Westfalia, che nel 1648 poneva fine alla Guerra dei Trent’anni, iniziata nel 1618, un sanguinoso conflitto tra cattolici e protestanti. Ma nel 2017 ricorrono anche i 500 anni della nascita della riforma protestante, più precisamente luterana. “Le correnti spirituali cambiano la storia – spiega Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio -. Un chiaro esempio: la Riforma protestante, cinquecento anni fa. Un mondo è cambiato, a partire dalla sola Scrittura, da un approccio diverso alla Bibbia. Siamo qui, in Germania, per rendere omaggio a un evento spirituale che ha mosso le coscienze e toccato persino gli avversari, inducendoli a riformarsi. Una storia spirituale tedesca è divenuta europea e mondiale”.

“A Münster e Osnabrück – osserva Marco Impagliazzo, che della Comunità è presidente  – si comincia a comprendere, se non l’assurdità della guerra, almeno l’assurdità di uccidere nel nome di Dio”. L’assurdo nel presente ha il volto di chi deve fuggire per gli effetti della povertà e dei conflitti piombando nell’odissea e diventando “nessuno” nei viaggi sugli abissi notturni del mare, pur di cercare un approdo. La cancelliera Angela Merkel ha assicurato il suo impegno per migliorare le condizioni, talvolta catastrofiche, in cui si trovano i richiedenti asili confinati nei centri di raccolta in Libia (“l’accoglienza umanitaria di persone che hanno bisogno di protezione è uno strumento fondamentale”), promuovere i corridoi umanitari e lottare contro le cause dell’emigrazione, tre strade per “dare un volto umano al mondo”. Su queste frontiere sono in gioco i pilastri stessi dell’Europa, “continente capace di costruire e non di distruggere – per Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo – l’unico al mondo che non consente agli Stati membri di tenere nei propri ordinamenti la pena di morte”, che può dare vita a una vera diplomazia economica per far rinascere l’Africa. Sono scenari su cui sembra inerte il villaggio globale che chiama realismo il suo egoismo. “Lo smisurato gigante della globalizzazione ha bisogno di anima” rileva Andrea Riccardi al meeting internazionale di Munster Andrea Riccardi. Si è invece diffusa la paura e i popoli “chiedono rassicurazione e la trovano nella retorica urlata dello scontro o in leader bellicosi. Identificare un nemico dà sicurezza. Di fronte al terrore dell’altro si alzano nuovi muri. E’ la contraddizione attuale: un mondo unito eppure così diviso”. La divisione come reazione all’unificazione spirituale che è invece da compiere. Le correnti spirituali cambiano la storia e una strada di pace da percorrere è “cooperare nella lotta alla povertà”. Ed è decisivo dialogare, portarsi sul piano interiore degli altri, coglierne le motivazioni, non perdere il contatto con nessun mondo.

Nel percorso inaugurato dallo spirito di Assisi, Sant’Egidio si è assunta la responsabilità di continuare il dialogo tra le religioni insieme a molti amici come i vescovi di Aleppo Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi, rapiti in Siria quattro anni fa forse durante una missione di pace.
Per Riccardi il dialogo “è la struttura fondamentale di tante religioni” che restano “a contatto della terra, tra le case: la sinagoga, la chiesa, la moschea, il tempio e altri luoghi sacri. Per questo, quando si vuole umiliare un popolo, si violentano le donne e si distruggono i luoghi sacri”. C’è una distruzione sotterranea che rivela oggi i suoi affetti: la guerra condotta all’ambiente, sulla quale ha svolto un intervento appassionato l’ambientalista Jeffrey Sachs, direttore dell’”Earth Institute” della Columbia University, negli Usa. Non violenza, disarmo, migrazioni, diritto alla salute, corruzione e giustizia sociale, focus su scenari e temi nevralgici trovano in “Strade di pace” una cornice e un metodo di confronto che dice quanto sia impegnativo e concreto un dialogare incarnato nella Storia e nelle storie degli esseri umani.