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Piazza Affari ai grandi saldi

LISTINI  in saldo, sconti fra il trenta e l’ottanta per cento. Piazza Affari ai tempi della crisi potrebbe presentarsi così sulle bacheche virtuali dei mercati finanziari. Ieri l’indice milanese dei quaranta titoli più capitalizzati ha chiuso ancora in rosso, seppur di poco, portando la perdita da inizio anno a 13,6%, poco sopra la soglia del baratro dei 13 mila punti. Un 2012 che accentua così il disagio di un decennio borsistico perduto: nel 2002 l’indice equivalente al Ftse Mib era sopra 30 mila punti e poi, in quattro anni di «esuberanza irrazionale», aveva oltrepassato i 42 mila punti. Piombato sotto i 13 mila nel 2009, è sprofondato di nuovo in quest’ultima ottava.
Oggi Piazza Affari vale il 20 per cento di un Pil italiano depresso, solo il mercato greco è peggiore del nostro: Francoforte è all’incirca al 40% della ricchezza prodotta dai tedeschi, Madrid poco più sotto, Wall Street s’esalta sopra il 100% e la City è ancora più in alto.
Piazza Affari paga anche così i decenni di mancate riforme e di crescita stentata. Ai titoli italiani mancano gli investimenti stranieri, scesi due settimane fa a soli 20 miliardi, in ritirata strategica da tutti i settori con una sola eccezione: il lusso, simbolo del made in Italy creativo e determinato. Quasi un anno dopo la quotazione Ferragamo vale il doppio del collocamento, capitalizza più della terza banca italiana (Mps) e molto più dell’aerospaziale Finmeccanica e di Mediaset dell’ex presidente del Consiglio. Luxottica vola, Tod’s e Yoox pure, Cucinelli incassa quasi il 50 per cento di incremento dalla quotazione del mese scorso. Aeffe (suoi i marchi Moschino e Ferretti) segnala il 135% di incremento dell’utile netto del primo trimestre 2012.

A DIRE IL VERO, buona parte del lusso europeo si difende in modo brillante da Lvhm a Hermes, ha Hugo Boss a Ppr, e questo ha favorito l’ascesa della moda italiana. Ma scrutando Piazza Affari non sono poche le società solide, internazionalizzate, che fanno business e creano lavoro malgrado le quotazioni stracciate. Allora se il sistema bancario italiano nel suo complesso è quotato come un solo colosso americano, se l’intera Piazza Affari costa molto meno di Apple, se Facebook vale più di Eni ed Enel, allora prepariamoci a blitz stranieri su prede ghiotte del nostro listino. Modello Edison, o Parmalat, o Bulgari.