In Malesia nel 1999 con Corinna Schumacher
“…si sparse addirittura la notizia che Zoff avesse segnato di testa…”
Inevitabile conseguenza di un campionato estenuante è il propalarsi di voci, indiscrezioni, rumors, boatos.
Non male quella di Lewis Hamilton alle sfilate di Giorgio Armani (però è vera, almeno questa).
In attesa che la fantozziana, divorante vigilia della Malesia si esaurisca, parteciperò qui e a modo mio ad una iniziativa della quale ho sentito parlare.
Cioè l’invito Liberty Media a selezionare il più bel Gp di Sepang, non ho ben compreso con quale limitazione di tempo.
Francamente me ne infischio (delle limitazioni) e quindi esternerò con sommo gaudio su uno degli eventi più grandi cui mi sia capitato di assistere dal vivo.
Malesia 1999.
La prima volta tra i monsoni, i serpenti, gli intingoli fritti, l’umidità spaventosa, eccetera.
Quando tutto fu finito, Jean Todt mi disse: oggi Schumi ha guidato due macchina contemporaneamente. La sua, con la quale se avesse tirato avrebbe doppiato tutti. E quella di Irvine.
Non si trattava di una esagerazione.
Michael tornava alle competizioni dopo la pausa imposta dal terribile incidente di Silverstone.
A Sepang non ci voleva venire. Fu convinto da Montezemolo con un intervento da grande presidente, dopo che al Mugello, a conclusione di un test (ed ero anche lì), il Campionissimo aveva annunciato di non sentirsi pronto per la gara.
Era prontissimo.
Fu stupendo, irresistibile. Tappò la bocca a tutti quelli (non pochi, eh) che dubitavano della sua appartenenza al culto ferrarista.
Purtroppo nel dopo gara scoppiò l’ambaradan dei deflettori e la prestazione unica di Schumi, che regalò la vittoria ad Eddie nel giorno in cui riacquistava per sè la dimensione di driver dopo aver temuto persino di essere costretto all’addio, nell’immediatezza dello schianto inglese, purtroppo, dicevo, il caos regolamentare finì con l’occultare quella che è stata, secondo me, la più grande gara di Michael in carriera (e sì che ne ha fatte tante!).
Ma c’è un altro motivo all’origine della mia scelta, pro Malesia 1999.
Nei giorni della vigilia, divorante anche allora, tutte le attenzioni si concentravano sui rischi che Schumacher andava ad affrontare, non troppe settimane dopo il botto in Inghilterra.
Corinna lo aveva accompagnato e noi cronisti sapevamo che la signora, per abitudine e per buona educazione, non si concedeva mai ai giornalisti.
La circostanza però era così speciale che ci facemmo coraggio e le chiedemmo se poteva, per una volta, fare uno strappo alla regola.
Cioè, rilasciare una intervista.
Accettò.
Fu la prima e unica volta.
Disse una frase che mi è sempre rimasta scolpita in un angolo della memoria.
Questa.
“Dopo Silverstone io avrei voluto chiedergli di smettere con questa vita e in verità glielo ho anche chiesto, ma mi sono resa conto che gli stavo domandando di rinunciare ad essere se stesso e invece io l’ho sposato per quello che è e dunque è giusto che sia qui con lui. A soffrire con lui, a gioire con lui…”
Da allora, ho sempre coltivato una ammirazione profondissima per questa donna coraggiosa.
Buon week end a tutti, in primis a Valentino Rossi.