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La stagione della violenza

QUALUNQUE sia la matrice dell’attentato di Brindisi, l’ombra di altre stagioni che hanno tormentato il Paese si allunga in modo sinistro. Nel momento in cui la crisi economica esaspera le tensioni sociali, la violenza può esplodere incontrollata e inconcepibile. Possono essere sufficienti un fucile nelle mani di un folle, una pistola impugnata da un terrorista esaltato oppure un rudimentale ordigno per seminare morte e terrore senza un’apparente ragione.

GLI INVESTIGATORI invitano a essere prudenti, a evitare qualsiasi frettolosa conclusione. Ma anche quando daremo un volto ai colpevoli, sarà necessario riuscire ad abbassare i toni. La rabbia non deve prevalere. Anche se in questo angosciante momento, mentre una dolorosa emozione inonda le case degli italiani, l’istinto spingerebbe a comportarsi con altrettanta crudele determinazione nei confronti di chi semina morte. Dovremo invece spiegare che non è questa la strada da percorrere, in primo luogo tentando di convincere i testimoni dello strazio, i ragazzi scampati all’esplosione, i primi a soccorrere i compagni di scuola dilaniati dalla bomba. Dovremo aiutarli a comprendere che certe scelte non pagano e la violenza è l’arma dei deboli. Anche se il mondo sembrerebbe dimostrare il contrario. La svolta deve iniziare quanto prima, a partire dai rapporti che regolano la convivenza nelle nostre case, nei luoghi di lavoro, ristabilendo regole di comportamento condivisibili. Solo una nuova e diffusa cultura, finalizzata a riaffermare la necessità di rispettare il prossimo, può evitare l’imbarbarimento del Paese. Partendo da Brindisi, da questa bomba che ci ricorda altre vite spezzate nelle stragi di altri tempi, un’epoca che con frettolosa superficialità vogliamo dimenticare. Anche se la criminalità organizzata fosse estranea, anche se a colpire fosse stata la mano di un folle. La classe politica deve farsi carico dei valori condivisi dalla maggior parte degli italiani. Oltre ai tanti che affrontano la quotidianità con la consapevolezza che il momento per quanto difficile possa essere superato, ci sono anche predicatori di morte che vanno isolati. È la vita a dover prevalere per non piombare nel buio.

ugo.cennamo@ilgiorno.net