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L’Intelligence che non c’è

Il Secret Intelligence Service britannico, il Mossad, la Cia e soprattutto l’Intelligence cinese. Tutti sinonimi di sicurezza e prevenzione. Non si può dire la stessa cosa dell’ex Sismi o Sisde poi divenuti Aisi e Aise. L’azione terroristica di Brindisi ci porta a fare alcune considerazioni, tipiche dello Stato italiano, la cui classe dirigente non ha mai consentito il corretto funzionamento dei servizi segreti, anzi forse è già un miracolo che esistano almeno sulla carta.

Le azioni terroristiche prendono di mira persone, edifici o luoghi con un forte valore simbolico. Sequestrare 100 bambini in una scuola è più efficace che sterminare 100 adulti in una caserma, in quanto il risalto mediatico sarà maggiore. Uno degli scopi principali di un’azione terroristica è la risonanza mediatica ancora più della distruzione.

Per contrastare il terrorismo occorrono degli assetti di Intelligence che in Italia mancano da sempre. Non ci sono scuole di formazione e spesso e volentieri questa attività viene svolta dai distaccamenti della Digos, da poliziotti sobbarcati di lavoro e dal numero esiguo.

Negli Usa gli investimenti sull’intelligence e la sicurezza da molti anni sono stati indirizzati alla ricerca e alle università, tanto che Internet nasce proprio in tale contesto come supporto. In Italia la scarsa attenzione verso la ricerca è uno dei parametri di debolezza di un intero sistema che ci pone in condizione di inferiorità  rispetto alle altre Nazioni più evolute. Non si ha notizia di nessun investimento indirizzato alle ricerche di interesse per l’intelligence, né si conosce l’esistenza di ricerche utilizzate dai settori dell’intelligence nazionale.

In Italia il rapporto tra intelligence e università è alquanto deficitario, a differenza dei Paesi anglosassoni dove è nata la cultura dell’intelligence e dove molte assunzioni avvengono direttamente negli atenei; e questo fin dalle origini. Nel mondo anglosassione (Usa, Gran Bretagna, Canda, Nuova Zelanda) i rapporti tra l’intelligence e il mondo universitario sono ufficiali e soprattutto funzionali.

La cultura della difesa è alla base di un servizio di sicurezza ottimale e deve essere propria anche dell’Italia e soprattutto l’università deve avere un ruolo decisivo nella formazione affinché lo Stato possa attingervi senza limitarsi alla distribuzione di posti sulla base del personale da accontentare. Questa limitazione dell’ “intelligence italiana” ha radici come visto abbastanza profonde ma il cambiamento di rotta sembra ancora non interessare la classe politica dalla corta visione e dall’incapacità di guardare al Mondo.