Terremoto Emilia/ Silenzio, macerie e paura: ora Finale è una città fantasma
FINALE EMILIA (Modena).IL SILENZIO è assoluto e irreale. Il mastio del castello estense è ridotto a un banale cumulo di pietre anonime. Nel cuore della cittadina è svanito di colpo il secolare formicolio di persone, proprio come nel centro dell’Aquila. Anche qui c’è una zona rossa delimitata da chilometri di nastro bianco e vermiglio. Una donna bionda sulla cinquantina mi addita il marito steso su un lettino in una tenda blu della protezione civile e trattiene a stento le lacrime: «Pensi che non ho mai voluto portarlo alla casa protetta. È ammalato di Alzheimer, ma io volevo stargli sempre vicino. Il nostro appartamento era fra il teatro e il castello estense. Saremo fra gli ultimi ad andare via da qui».
Gustava Lugli, 64 anni, operaia in pensione della Sg, una fabbrica di vestiti per bambini, indica la chiesa di San Francesco. I due grandi vasi che dominavano la facciata sono precipitati davanti all’ingresso principale: «Questa non è e non sarà mai più la mia Finale. San Francesco era nota per la benedizione dei cavalli e degli altri animali. Li portavano qui il 17
gennaio, per la festa di Sant’Antonio». Gustava si allontana bruscamente. Anche lei non vuole cedere alla commozione.
La via Aurelio Saffi, un taglio dritto dalla circonvallazione al centro, è immota. Solo al numero otto della stradina intitolata a Giovanni Zuffi ci imbattiamo finalmente in qualche sintomo di vita. Jamal Ngoume, 41 anni, un immigrato dal Marocco che ora lavora come facchino per la cooperativa Atlas di Crevalcore, in provincia di Bologna, è tornato a casa sua solo per permettere alla moglie di cucinare. Sul fornello ribolle una pentola. Aleggia un ottimo profumo di sugo di pomodoro. «Abbiamo dormito – spiega – nel grande furgone Iveco Daily parcheggiato qui
vicino. Per fortuna siamo riusciti a rimediare qualche coperta per la notte. Pensi che io questa casa l’ho comprata, l’ho acquistata quando lavoravo per la Emilsolai di Casumaro. Poi hanno ridotto il personale. C’è rimasto solo il tiolare con i suoi due figli». Il giovane Otmane Ngoume, 16 anni, un italiano perfetto, dice quello che il padre sta solo pensando: «Se continua così ce ne torniamo in Marocco, nella nostra città di origine, Bani Mellal, nel Marocco centrale».
Da una porta della stessa strada fa capolino Elton Mattioli, 52 anni, operaio della fabbrica Irs, specializzata in macchinari per il riciclaggio dei rifiuti: «Con i miei tre figli e mia moglie ci siamo rifugiati tutti nella mia Opel Zafira parcheggiata qui di fronte. Ci sono anche i nostri due cani. In casa ci veniamo solo per usare il bagno. Il gatto era sparito. È riapparso solo oggi (ieri, ndr)». Elton è molto colpito dal fatto che alcuni suoi amici che hanno pozzi
artesiani gli hanno detto di aver visto che l’acqua è ‘sbiancata’. «Forse è successo – ipotizza – che si è mescolata al gas delle tubature. Il sisma ha sconvolto tutto.
I pozzi buttano il liquido verso la superficie senza che sia necessario pomparlo». Finale è paralizzata. «Sono fermi – ammette il sindaco Fernando Ferioli, 40 anni – sia le attività artigianali del centro sia le fabbriche. Il problema più urgente sono le verifiche statiche. Per ora ho a disposizione quattro vigili del fuoco ai quali dovrebbero aggiungersi nelle prossime ore sette tecnici della Regione». Il primo cittadino calcola che gli sfollati siano almeno quattromila nel capoluogo e un migliaio nelle frazioni di campagna. In centro hanno riaperto solo un paio di bar gestiti da cinesi.
La terra, intanto, continua a fremere. Nel pomeriggio altre due scosse consistenti, una di 4,1 gradi della scala Richter alle 18,37 e una di 3,5 alle 18 e 56. Nella zona rossa del capoluogo sono stati sospesi i controlli sugli edifici per evitare che gli addetti siano coinvolti in nuovi crolli.