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Paul Simon: ‘Garfunkel? No grazie’

E’ uscita un’agenzia Ansa che mi fa sorridere. Paul Simon brontola: ‘Non registrerò mai più un album con Garfunkel’. Beh, vorrei anche vedere. Vero che questo blog celebra il passato, ma le glorie di Simon & Garfunkel  è meglio lasciarle dove sono. Altrettanto vero che il Concert at central Park del 1981 è commovente, ma meglio fermarsi lì. Anche perché Paul Simon ha saputo perfettamente reinventarsi. La sua carriera solista è brillante, il suo pop d’autore levigato, raffinato, la voce morbida e malinconica, ‘Hearts and bones’ un disco di struggente bellezza. Insomma, il ragazzo, che poi era il genio della coppia, cammina benissimo da solo. E’ invece Garfunkel che zoppica. La mia impressione è che da solo non sappia che pesci prendere. Infatti l’annuncio assolutista di Simon che vuol chiudere col passato gli ha lasciato il broncio facendolo un po’ piagnucolare: ‘Ci vogliono due persone per ballare il tango e a me piace il tango, quindi contatemi dentro’. Come a dire, hey Paul, io ci sono. Ma Paul non ha bisogno di lui, è Art che ha bisogno di Paul. Una volta Garfunkel, era il 2006 arrivò in tour in Italia con incredibilmente una tappa nella mia città. Gli spostarono la data del concerto perché c’era Italia-Germania ai mondiali di calcio. Lui cantò la sera dopo. L’ingresso ostava 45 euro (!). C’erano 400 persone, la metà pagante. Fu tristissimo. Chiese ai fotografi di immortalarlo da lontano, credo perché non si vedessero le rughe, fece salire sul palco il figlioletto per cantare ‘Cecilia’ e non potè far altro che snocciolare canzoni dell’era con Simon. Perché lui era ed è ancora fermo lì.