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Berlusconi in astinenza si candida a presidente della Repubblica

Mi diceva tempo fa un “eletto” che per un politico l’astinenza dalle prime pagine dei giornali (o più modestamente anche da quelle molto interne) può in alcuni casi equivalere all’astinenza che un fumatore prova per la nicotina o qualcun altro per qualche altra sostanza.
Deve essere stata proprio dettata da questa astinenza, a quanto può sembrare, l’idea lanciata in queste ultime ore da Silvio Berlusconi, leader (ancora carismatico?) del Pdl e dal suo segretario Alfano (o se preferite, segretario del Popolo della Libertà) a proposito dell’elezione diretta da parte dei cittadini del presidente della Repubblica.
Insomma, secondo lo schema presentato da Alfano (che durante la conferenza stampa, vittima di una clamorosa gaffe, ha già indicato Berlusconi come “presidente della Repubblica” non dovrebbero essere più i partiti a decidere il nome del Capo dello Stato ma gli elettori chiamati ad indicare anche tutti gli altri membri del parlamento.
E, secondo voi, tra i probabili candidati al ruolo istituzionale più alto della Repubblica italiana chi dovrebbe esserci?
Bravi, avete indovinato. Proprio lui, l’ineffabile Cavaliere di Arcore che dopo un po’ di tempo passato in una specie di cono d’ombra, si deve essere convinto che è tornato il momento di far nuovamente sentire la sua voce e far conoscere il suo illuminato pensiero.
Lui, Berlusconi, per ora si schermisce e davanti alla proposta avanzata da Angelino Alfano dice: “Eh, se me lo chiedesse il partito…”.
Come dire (bugiardamente): io starei proprio bene ad Arcore e nelle mie altre ville sparse per il mondo a fare eleganti cene con olgettine varie e con contorno di bunga bunga, ma se proprio il partito, se i miei fan me lo chiedono eccomi qua sono pronto a immolarmi per il bene dell’Italia, pronto a questo nuovo sacrificio.
Il che è davvero risibile. Così come è risibile la definizione che Angelino Alfano dà di questo progetto: “La più grande modernizzazione del sistema italiano”. O quando rivolge un invito a tutte le altre forze politiche: “Chiediamo un’alleanza per uscire dalla crisi”.
Davvero strano il Pdl, un partito che anche dopo le recenti elezioni amministrative, tra sconfitte e tensioni interne, sembra davvero sul punto di implodere: vorrebbe avviare una riforma costituzionale di questa portata in questo ridotto scorcio di legislatura (e per di più in piena crisi economica) dopo non esserci riuscito in anni e anni di governo, avendo a disposizione una maggioranza parlamentare mai vista in altre occasioni.
E ancora: Alfano chiede ora un’alleanza per uscire dalla crisi quando in questa crisi l’Italia è precipitata anche grazie all’incapacità del precedente governo.
L’ultima nota che suscita sgomento è questa: nei giornali on line della giornata la (sommessa) proposta ventilata da Berlusconi a candidarsi a prossimo presidente della Repubblica è quasi sempre affiancata da quell’altra notizia che riguarda il processo in corso a Milano (il processo Ruby) a proposito delle allegre feste che l’ex premier teneva nella villa di Arcore: con ragazzotte pronte a tutto per far felice il sultano e dove Berlusconi è inputato per concussione e prostituzione minorile.
Ragazzotte che in aula, davanti ai giudici del tribunale, raccontano di tutto e di più. E dai racconti delle quali esce l’immagine di un’Italia eticamente a pezzi.
Vengono spontanee delle domande: ma l’ex premier prima di candidarsi a presidente della Repubblica non avrebbe potuto aspettare almeno la sentenza di primo grado del processo? Non avrebbe potuto avere la pazienza di vedere come andrà a finire la storia in cui è finito per l’amicizia con la “nipotina” dell’ex presidente dell’Egitto Mubarak? Oppure pensa davvero che gli italiani abbiano ancora voglia di trascinarsi nella repubblica delle banane in cui hanno vissuto per anni?