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Nucleare: l’Iran bluffa, e ora rischia

COLLOQUI di Bagdad sul nucleare iraniano, con un prolungamento inaspettato degli incontri fra i negoziatori, inizialmente giudicati «incoraggianti», in realtà si sono conclusi con «disaccordi significativi». Ma può non essere un cattivo segnale. C’è la data del prossimo appuntamento a Mosca il 18 e 19 giugno, mentre il G20 con tutti i grandi della Terra riuniti a Los Cabos in Mexico presterà grande attenzione a quello che uscirà dal Cremlino. Teheran ha guadagnato quasi un altro mese, ma potrebbe essere l’ultimo. Il gruppo dei 5+1, che include Usa, Francia, Inghilterra, Russia, Cina, più la Germania, è compatto. Il 1° luglio, senza un accordo, scatteranno altre pesantissime sanzioni economiche che intaccheranno petrolio e banche. Le grandi aziende internazionali stanno sospendendo ogni rapporto con l’Iran. La Fiat l’ha annunciato ieri con effetto immediato. La porta del dialogo e del compromesso si sta chiudendo. L’annuncio del direttore dell’Agenzia atomica dell’Onu, il giapponese Yukyia Amano, di avere raggiunto con Teheran un’intesa su «ispezioni intrusive» è confortante. La scoperta invece nello stesso rapporto dell’Aiea che il livello dell’arricchimento dell’uranio nel sito di Fordo ha superato la soglia del 20% ed è arrivato al 27% allarma non poco, soprattutto Israele.

LA PROPOSTA dei 5+1 di sospendere la produzione di uranio arricchito al 20% e di vendere le scorte accumulate in cambio del riconoscimento del diritto a un nucleare pacifico e al taglio di alcune sanzioni è rimasta sul tavolo senza una decisione finale. Teheran vuole l’annullamento di tutte le sanzioni e un piano di collaborazione con le altre potenze internazionali. L’appuntamento di Mosca potrà servire a evitare solo lo strangolamento economico, ma la svolta dovrà arrivare attraverso rinunce significative e libero e incondizionato accesso degli ispettori. Nemmeno la parola dell’ayatollah Khamenei, che si è spinto a definire l’atomica «un grave peccato», ha un valore di scambio. Teheran però è allo stremo e stavolta vuole trattare. Il capo dei negoziatori iraniani Jalili è un duro, ma non un pazzo. Cercherà di ottenere il «diritto all’uranio» concedendo il meno possibile, ma non vuole spezzare la corda. E soprattutto sa che continuando per principio a tenere le centrifughe al massimo, rischia di farsele spegnere per molti anni.