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Ray Bradbury: “Mio dio, sono vivo. Perché non me l’avete mai detto?”

Un grande della Storia, dell’Arte e della Scienza è sempre un “dispensatore di talento” (definizione di Piero Mazzarella). In questa intervista, Ray Bradbury dimostra di essere uno di questi. Non fornisce consigli pratici o idee di scrittura. Racconta la sua storia. Alla semplice domanda: “Come ti sei innamorato dei libri?”, risponde:

L’amore è al centro della vostra vita. Quello che fate, dovrebbe essere ciò che amate e dovreste amare quello che fate”.

L’intervista a Ray Bradbury di Lawrence Bridges su Youtube

 

L’infanzia - “A tre anni ho imparato a leggere i fumetti e a cinque ho iniziato a leggere favole, come la Bella e la bestia. Alla stessa età ho guardato il mio primo film, il Gobbo di Notre Dame. A 6 vidi ne vidi un altro, di dinosauri, che influenzò tutta la mia vita. Da allora iniziai a leggere libri sui dinosauri, argomento che influenzò tutta la mia vita, fino al film su Moby Dick (di cui fu regista nel 1956 ndr)”.

“A 7 anni andai in biblioteca per la prima volta. Durante un viaggio in automobile ci fermammo in un motel. Appena sceso dalla macchina andai nella libreria più vicina. Aprii la porta, guardai e vidi tutte quelle persone che mi stavano aspettando. Centinaia di autori che scrissero quei libri. Iniziai allora a leggere il Mago di Oz e Tarzan”.

I libri -Nelle biblioteche ci sono persone, non libri. È molto più personale. Guardi un libro di Charles Dickens e tu sei Charles Dickens. E quando hai in mano uno specchio vedi te stesso ma il tuo nome è Charles Dickens. Quando apri il libro la persona che l’ha scritto salta fuori e diventa te. Lui è te. Guardi uno specchio, diventi Shakespeare, Dickinson o Robert Frost. Ecco cos’è una libreria. Trovi tutti quegli autori che possono guidarti nell’oscurità, e ti dicono: “Ecco li c’è la luce”. Vai in libreria e scopri te stesso”.

La mia più grande influenza proviene da John Steinbeck. Lessi “Grapes of wrath” a 19 anni. Quando scrissi le “Cronache marziane” avevo bisogno di una struttura. Non avevo ancora capito che con Grapes avevo già imparato come fosse una struttura di romanzo. Cronache marziane ha la stessa struttura di Grapes of wrath”. 

L’inizio della carriera - “A 12 anni guardai Marte e dissi “Marte, portami a casa” e da allora non sono mai tornato. Finita la scuola superiore non potevo andare al college. Dissi: “Voglio andare in libreria. Guadagnavo 10 dollari vendendo i giornali all’angolo della strada. La sera scrivevo storie. A 19 anni profusi il mio amore nei libri e grazie a Dio è andata bene. Sulla mia strada ho trovato anche altre persone che mi incoraggiarono ad andare avanti”.

Avevo 12 anni, quando un giorno notai che sul mio polso erano spuntati dei peli. Dissi: “Mio Dio, sono vivo. Qualcuno avrebbe dovuto dirmelo che sono vivo”. Un mese dopo una maschera del carnevale, l’uomo della sedia elettrica, mi vide dal palco, mi puntò il dito sul naso e mi disse “Live forever! Live forever!” (Vivi per sempre! Vivi per sempre!).

Tornai a casa chiedendomi: “Come posso vivere per sempre?”. Non sapevo perché mi disse così, ma capii che a suo modo quell’uomo mi fece un regalo. (Infatti mi mostrò tutte le stranezze da circo che poi ho raccontato ne “L’Uomo illustrato”).

Quando tornai a casa sapevo che la mia vita era cambiata e scrissi la mia prima storia. Da quel giorno per 65 anni non ho mai smesso di scrivere. In pochi giorni avevo scoperto che ero vivo e che per di più potevo vivere per sempre”.

La Storia  - Una bella libreria odora di polvere. Polvere del tempo, polvere egizia. Di tutte le parti del mondo. Di tutte le belle donne e i guerrieri coraggiosi del tempo. Dovremmo imparare dalla Storia. A 15 anni vidi i roghi dei libri di Hitler nelle strade di Berlino. Mi terrificò. Mi toccava da vicino. Tutti quei saggi, i filosofi, la poesia. Intanto in Russia avveniva dietro le quinte. Non se ne sapeva niente. Bruciavano gli autori invece dei libri. Imparai che in questo modo non si può essere parte della civiltà e della democrazia. I leader sono spaventati dai libri perché insegnano cose che loro non hanno voluto raccontare. Se leggi sai come votare, se non leggi non sai come decidere. Noi siamo una democrazia di lettori e dovremmo andare avanti così”.

Fahrenheit 451 – “Pubblicai la prima edizione di Farenheit su Galaxy, una rivista di fantascienza nel febbraio 1951. Si intitolava “Il pompiere”. Scrissi 25 mila parole e mi dissero:”Puoi scriverne altre 25mila? E dovresti cambiare il titolo. Diventerà un romanzo”. Per decidere il titolo ero curioso a quale temperatura un libro potesse prendere fuoco. Chiamai la stazione dei pompieri di L.A. Un pompiere mi rispose: “Aspetti”. Poi tornò e disse: “Signore, un libro si infiamma a 451 gradi Farhenheit”.

“Quando andai a Los Angeles non avevo soldi. Vagavo per strada. Udii battere a macchina in una stanza, uno scantinato. Entrai e dissi “Mio dio, questo è il mio ufficio”. Si poteva scrivere per 20 centesimi all’ora: spesi nove dollari e 90 centesimi e scrissi il romanzo”.

“Ma le 25mila parole non sapevo come scriverle. Fu Montag a venire da me: “Sei sicuro di sapere tutto di me?”, mi chiese. Così iniziò a raccontarmi la sua vita privata e a spiegarmi perché bruciasse i libri. Clarissa, la ragazza di 16 anni era innamorata dei libri. I personaggi li ascolto”.

“Il libro fu ben accolto, i critici famosi mi scrissero lettere e fui accettato nella comunità intellettuale. Quando avevo 30 anni, Isherwood lesse Cronache marziane. Mi disse che era uno straordinario libro e avrebbe scritto una recensione per il giorno dopo. Fu la mia prima grande recensione. Poi incontrai Huxley, il mio eroe. “Sai cosa sei? Sei un poeta, sei un poeta”, mi disse. Il mio editore mi diceva che ero un romanziere. Ma io ero innamorato di Shakespeare e Dickinson. “Sei un poeta perché sei innamorato”.

Clarissa sono io. Io sono ancora il giovane innamorato della vita e lei è l’essenza della vita e dell’amore. Lei è un educatrice, una bibliotecaria, una maestra ispiratrice per Montag”.

L’amore - “I libri sono intelligenti, brillanti e saggi. Il più importante per me è Favola di Natale di Dickens, che parla di vita e morte. Halloween tree  è la mia versione. Ho qui un libro di Scott Fitzgerald, ne ho sette copie. Ogni volta che vado a Parigi l’attraverso dall’alba al tramonto leggendo un capitolo. Alla fine li ho letti tutti e sette così. Fermandomi in un ristorante, un’esperienza totale, per innamorarmi ancora”.

Il mio amore fu una bella ragazza. La conobbi in una libreria. I libri la circondavano. Vivevo a Venice senza macchina e telefono. Lei era ricca ma venne a vivere con me. Se trovi una persona che ama la vita e libri come te acchiappala e sposala”.

La vita -I miei lavori sono poetici perché hanno il dono della vita, sin da quel giorno. Quando i lettori toccano i miei libri, sono vivi. Non fidarti di chi ti dice di non fare quello che vuoi. Ama quello che fai e fà ciò che ami. Come un bambino devi immaginare cosa vuoi. L’immaginazione è al centro della tua vita.  Amo la vita completamente. Stai alla cima di una scogliera, salta e apri le ali al vento. Siamo figli e figlie del tempo. Io ringrazio l’universo per avermi permesso di essere venuto alla vita qui sulla terra”.