Se Draghi dà buca a Jackson Hole
Mario Draghi, presidente della Bce, non andrà a Jackson Hole, il simposio della Federal Reserve, ovvero l’appuntamento più importante per i banchieri centrali di tutto il mondo. “Non potrà partecipare per i troppi impegni che lo attendono in Europa nei prossimi giorni” ha spiegato un portavoce dell’Eurotower. E, almeno stando alle reazioni registrate dalle agenzie, la lettura predominante è che, allora, proprio in quei giorni la Bce potrebbe intervenire per calmare gli spread. Sarà anche così, i mercati ci hanno abituato ormai a tutto, ma Draghi non fa il chirurgo: può benissimo agire anche senza stare in sala operatoria. E, davvero, nel caso agisca lo farà sapere prima? Andiamo, siamo seri: l’unico aspetto plausibile è che rimanere in Europa è già un segnale ai mercati. Tutto qui.
La Bce parla di «agenda pesante» del presidente. I rumors che le agenzie riportano da Francoforte insistono sul lavorio «incessante» dei tecnici per limare il piano di intervento anti spread: dettagli tecnici e finanziari ma anche legali, per evitare che qualcuno possa impugnare gli strumenti messi a punto per violazione dei trattati che esplicitamente vietano alla Bce di finanziare i governi. Il tutto in un momento mai visto prima con attacchi espliciti da parte del mondo legato alal Bundesbank al presidente italiano. A parlare, invece, è il il consigliere esecutivo Bce Joerg Asmussen, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa: sostiene che l’intervento della Bce ci sarà e sarà annunciato prima del giudizio della Corte costituzionale tedesca atteso per il 12 settembre; sara’ nei limiti del mandato della Bce; avverra’ soltanto in parallelo (e preferibilmente dopo) rispetto a quello dei due fondi salva-Stati europei; che sarà limitato alle scadenze brevi del debito dei Paesi, e che i beneficiari dovranno fare richiesta formale di salvataggio a Bruxelles, trovandosi costretti così a negoziare una serie di misure di risanamento.
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