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Sallusti libero, in carcere i ladri della politica (e buttate via le chiavi)

Il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero è sacrosanto e inviolabile. Per questo testimoniamo totale e fortissima solidarietà ad Alessandro Sallusti, direttore del Giornale che si è visto confermare dalla Cassazione la condanna a 14 mesi di carcere, pena sospesa per il momento dal Tribunale di Milano.

Qual è il reato compiuto da Sallusti, secondo i giudici? Avere diffamato un magistrato di Torino, in un articolo pubblicato nel 2007 su Libero, giornale di cui Sallusti era direttore responsabile.

Particolare non irrilevante: il commento era stato scritto da un altro giornalista e a Sallusti è stato contestato il reato di omesso controllo, un’autentica persecuzione per qualunque direttore responsabile di testata dal quale, un sistema medievale e unico nei Paesi in cui c’è la libertà di stampa, pretende ogni giorno il controllo delle migliaia di articoli, notizie, didascalie che quotidianamente vengono pubblicati o messi on line o diffusi in tv e alla radio.

Al di là del fatto specifico, c’è una questione di principio che deve essere difesa. In nessuna nazione civile un giornalista può rischiare il carcere per le opinioni che scrive né tantomeno il suo direttore deve sottostare alla minaccia dell’omesso controllo nè l’editore deve essere sotto scacco con la minaccia di cause civili milionarie.

La persecuzione dei reati
d’opinione riporta alla memoria la repressione fascista. Colpendo Sallusti, viene colpita l’intera categoria dei giornalisti con un’autentica intimidazione: andare in carcere per un’opinione significa che le leggi in vigore devono essere cambiate, ma sono vent’anni che i politici promettono di cambiare le norme e non le cambiano mai. Per questo farebbero ridere se non facessero piangere le ipocrite prese di posizione di una Casta che ora si straccia le vsti per Sallusti, ma, soprattutto in questo periodo, desidererebbe mettere il bavaglio alla stampa, rea di raccontare tutte le sue porcate.

Perchè questo è il punto: i politici ladri stanno fuori e, anzichè sotterrarsi, vanno in tv a pontificare; i giornalisti che dicono ciò che pensano vengono sbattuti dentro.

Con le idee di Sallusti si può essere o non essere d’accordo, ma né a Sallusti né a nessun altro deve essere negato il diritto di avere un’opinione, di scriverla e di pubblicarla. Per giunta, nella fattispecie, Sallusti paga una sorta di responsabilità oggettiva che non sta né in cielo né in terra. Solo in Italia per i reati a mezzo stampa è previsto il carcere. Ma in carcere dovrebbero sbattere i ladri della politica e buttare via le chiavi.

Xavier Jacobelli