Un lampo di paura
Non chiamatelo martedì nero, perché non è di questo che si tratta. Quando il sistema va in tilt, il rischio è il caos. Nei tunnel della metropolitana può bastare davvero poco. Nel ventre della città luci e colori sono altri, diversi da quelli che accompagnano la vita in superficie. I pendolari lo sanno bene e sembrano indifferenti, insensibili all’assordante rumore che cancella le voci di chi ci sta accanto. Il copione si ripete ogni giorno: c’è chi legge, chi si appoggia e chi invece si appisola inclinando il capo. Ma se qualcosa va storto, negli occhi di chi viaggia balena in un lampo il timore di trovarsi in trappola. Non esiste via di fuga possibile, se non un viaggio verso l’ignoto, attraverso il buio misterioso di quelle vie sotterranee attraversate migliaia di volte, ma di cui in realtà non si sa nulla. Nella città paralizzata dalla mattina salire su un treno sembra un sogno, un sogno che si trasforma in un incubo se l’attesa in galleria si protrae per ore. La processione di passeggeri in cammino verso le stazioni più vicine diventa un calvario per chi non vuole avere paura e non sale su un treno pensando di dover aver coraggio. La fragilità genera terrore e per due ore Milano ha tremato. Alla fine un sospiro di sollievo, quello di chi ha scampato un pericolo toccato con mano.