Piccoli eroi dei nostri tempi. Basterebbe saper dire di no
Chissà perché dal nulla si vuole il tutto. Le faccio un esempio banale, ma noto. Se l’ex arbitro di calcio Paparesta avesse detto con tono chiaro e severo a chi si era permesso di chiuderlo dello spogliatoio (per scherzo o per dispetto, è irrilevante) «non si permetta mai più di fare una cosa del genere, altrimenti la denuncio alla giustizia sportiva», il signor Moggi avrebbe capito. Prima di denunciare si diffida. Quindi mi sta benissimo che un sindaco rifiuti offerte discutibili e non denunci la prima volta che accade. Se tutti respingessero i tentativi di corruzione questi si ridurrebbero fino a finire per assenza di capacità ricettiva. È anche vero che bisognerebbe trovare il coraggio civile di denunciare. Ma quella che si fa in tribunale sovente non è la giustizia reale, ma quella legale. Procedure, rinvii, false testimonianze anche di pubblici ufficiali, reticenze, smentite, cavilli. Il risultato è che il denunciante finisce per divenire una… spia. Morale: sapere dire «no, non si permetta mai più» in Italia è davvero un atto di eroismo.
Alberico Fumagalli, Merate
E’ proprio vero, saper dire di no è un atto di eroismo. Soprattutto oggi, in un Paese come il nostro nel quale sono state dimenticate le regole della civile convivenza. In Italia prevale un individualismo sfrenato per cui si antepone sempre il proprio interesse a quello della comunità. Volersi bene è legittimo, il primo indispensabile passo per riuscire ad amare il prossimo. Il vero problema della nostra società è aver smarrito il senso della misura. Nel marasma contemporaneo ognuno di noi si considera il centro dell’universo intorno al quale tutto ruota. Bene ha fatto a Rho il candidato Tizzoni a rifiutare l’aiutino di stampo ’ndranghetoso, meglio ancora se avesse denunciato l’episodio quando accadde. Ma di questi tempi pretendere di più, e sottoscrivo quanto lei scrive, sarebbe troppo.
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